Corriere della Sera 15/11/14
Enrico Marro
Che cos’è per il segretario
della Fim-Cisl (metalmeccanici) lo sciopero sociale dei sindacati di
base e movimenti vari?
«Ho grande rispetto per chi si mobilita
— risponde Marco Bentivogli, 44 anni — ma quando si fa confusione
tra obiettivo politico e obiettivo sindacal-sociale, alla fine
prevale il primo, il regolamento dei conti a sinistra, e si tradisce
il secondo. Per non parlare poi della violenza, che va sempre
condannata. E invece vedo troppi apprendisti stregoni che scatenano
elementi che non sono in grado di controllare».
Lei gli
incidenti li ha vissuti in prima persona di recente. Era in strada
con gli operai dell’Ast quando la polizia ha caricato.
«Sì, lì
c’è stato un errore madornale dei responsabili dell’ordine
pubblico. I metalmeccanici non usano violenza. Ma è paradossale che
quando non succede nulla i media non se ne occupano. Al contrario
quell’unica volta in cui ci sono incidenti, e per di più in piazza
c’è anche il leader della Fiom Landini, c’è una
spettacolarizzazione del conflitto da parte dei media che è
sbagliata, perché rischia di tarare anche i dirigenti sindacali sul
livello mediatico».
Il conflitto c’è nella realtà, non
crede? Come vede la situazione sociale dal suo osservatorio?
«C’è
disperazione e disagio. La gente è sempre più sola. E le assicuro
che quelli che stanno veramente male non spaccano vetrine e non
entrano nell’Arcivescovado di Milano. Il sindacato e il
volontariato, in questi anni, hanno fatto da argine alla
disperazione. Ma ci sono due tipi di sindacato, quello che tiene
insieme l’emergenza e la ricerca delle soluzioni e quello che dice
stiamo male e andremo peggio».
Camusso proclamando lo sciopero
generale Cgil ha detto: «Abbiamo la responsabilità di convogliare
il disagio sempre più diffuso».
«A me sembra più uno sciopero
politico e di sopravvivenza».
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