Corriere della Sera 25/11/14
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Più che il periodo dell’avvento,
si prepara il mese della passione per il patto del Nazareno, che
proprio alla vigilia di Natale non festeggerà la sua epifania
nell’Aula del Senato, ma sarà accompagnato da un «de profundis»
con il voto contrario di Forza Italia alla legge elettorale. Fino ad
allora Berlusconi continuerà a ripetere con una certa dose di
ambiguità che l’accordo con Renzi resta, perché una separazione
lenta tatticamente gli serve. Tuttavia la decisione è presa, e non
da ieri: non è stato infatti il crac di Forza Italia alle Regionali
a determinare la sua decisione, semmai il voto ha evidenziato
l’ineluttabilità della futura mossa.
Una scelta è sempre
suffragata da dati di fatto, che un giorno la controparte potrà
anche additare come pretesti: è il gioco della politica. E il gioco
di Renzi non piace più al Cavaliere, che si lamenta per il modo in
cui il premier avrebbe — a suo dire — «disatteso i patti»,
dalle modifiche «non concordate» sull’Italicum, fino allo sfregio
praticato da Palazzo Chigi con la sua costituzione di parte civile al
processo di Bari sulle escort. La celerità è parsa sospetta a
Berlusconi: in effetti il governo avrebbe potuto attendere l’inizio
della fase dibattimentale prima di muoversi, perciò le motivazioni
giunte all’orecchio del leader forzista da parte dell’esecutivo
hanno solo acuito la sua furia: «Non mi vengano a dire che ha fatto
tutto Del Rio. Lì non si muove foglia che Renzi non voglia».
Perciò
quel tweet con cui l’altra notte il capo del Pd ha spiegato come
«la Lega ha asfaltato Forza Italia» alle Regionali, è parso
l’anticamera della rottura ufficiale. Renzi si sceglie Salvini come
avversario, con Berlusconi ci sarà tempo per la restituzione degli
anelli. In fondo non è nemmeno detto che si arrivi
all’ufficializzazione del divorzio, piuttosto dietro l’ambiguità
dei due Nazareni si approssima una sfida ad alto tasso di rischio,
anche per il premier. Perché il punto non è se il segretario
democrat al Senato — senza il sostegno azzurro — avrà i voti per
far approvare l’Italicum: si è già premunito con una pattuglia di
ex grillini all’occorrenza.
Il vero test-match si giocherà
sul Quirinale. Sia chiaro, Berlusconi farà di tutto per essere della
partita, «come ai tempi di Ciampi — racconta chi c’era —
quando fece finta gli piacesse quella scelta, che invece era stata
frutto dell’accordo tra Veltroni Fini e Casini». È assai
probabile che Renzi inizialmente starà al gioco, sebbene si sia
ormai convinto del fatto che il Cavaliere non controlla più i suoi
gruppi parlamentari, che Fitto per esempio — come gli disse lo
stesso Berlusconi — «si muove d’intesa con D’Alema». E a voto
segreto ognuno cercherà la propria intesa. Così la battaglia sulla
legge elettorale si trascinerà ai supplementari con la corsa al
Colle. E siccome (quasi) tutti in Parlamento sono tifosi del
Consultellum che non piace a Renzi, (quasi) tutti punteranno su un
capo dello Stato che non piaccia a Renzi.
Ecco l’ultima vera
partita che può giocare Berlusconi, ormai politicamente debole nel
Paese ma non del tutto nel Palazzo. Si vedrà quale sarà il destino
di Forza Italia, che ne sarà dell’intesa con Alfano che il
Cavaliere si dice pronto ad incontrare. Il Mundial ora si disputa nel
cortile del Quirinale, e nell’ambigua e lenta dissolvenza del Patto
del Nazareno l’ex premier cercherà tempo e modi per dare quella
che lui spera sia la sua penultima zampata, per evitare insomma i
titoli di coda.
D’altronde, sulla presidenza della Repubblica
— come ha spiegato ieri sera Bersani ai suoi — «bisognerà
prepararsi a una lunga serie di votazioni». Con il Pd in
fibrillazione, con la Lega che vorrà segnalarsi, con i Cinquestelle
che cercheranno la rivincita, Renzi non potrà stare tanto sereno.
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