LAURA ASNAGHI
«Bisogna dire le cose come stanno: Cl
vuole mettere le mani sul patrimonio, molto allettante, del
Policlinico. E per farlo con eleganza, camuffa questa operazione
dichiarando di voler puntare a una gestione privata, più agile e
snella, delle proprietà del Policlinico, che valgono
complessivamente più di un miliardo e mezzo. Ma la storia
dell’efficienza è solo un alibi. La verità è che i manager di Cl
vogliono fare gli affari loro, mettere le mani su un bottino molto
ghiotto. Fermiamoli finché siamo in tempo». L’economista Marco
Vitale va dritto al cuore del problema: il Policlinico al centro
dell’ennesima bagarre sulle sue grandi proprietà agricole, con
terreni e case, affidate a un ente privato. Per Marco Vitale il
Policlinico non è un ospedale qualsiasi. È una realtà che conosce
molto bene perché per quattro anni, dal luglio del ‘94 all’aprile
del ‘98, è stato ai vertici di via Francesco Sforza, con la
qualifica di commissario straordinario.
Professor Vitale, cosa pensa di quel
che sta succedendo in questi giorni?
«Che la storia si ripete ormai da
troppi anni, i ciellini non demordono mai. È da quando ero al
Policlinico che vanno all’assalto del patrimonio dell’ospedale. E
ieri come oggi si nascondono dietro la storia della creazione di una
fondazione privata per saccheggiare i beni pubblici».
Ci spieghi meglio questo meccanismo.
«Per non destare sospetti di tipo
affaristico, i ciellini del Policlinico dicono che per una migliore
gestione di terreni e case coloniche è necessario ricorrere a una
fondazione privata. E per tranquillizzare tutti assicurano che il cda
del Policlinico farà parte anche della fondazione. Ma se sono la
stessa cosa perché separarli? Una contraddizione che non sta in
piedi».
Però anche i privati ricorrono a
queste fondazioni per valorizzare il loro patrimonio.
«Vero, ma con un’altra strategia. E
mi spiego. I privati si rivolgono a società super specializzate, con
grandi competenze sul fronte immobiliare, per migliorare la resa di
quel che hanno, ma non si privano mai della proprietà dei loro beni.
E qui sta la grande differenza».
Però Giancarlo Cesana, il presidente
ciellino del Policlinico, ha ribadito più volte che all’interno
dell’o- spedale mancano le competenze per la gestione del
patrimonio ed è per questo che è costretto a fare ricorso alla
fondazione privata, guidata da un suo uomo di fiducia.
«Sarà, ma ai miei tempi l’Ufficio
tecnico che gestiva gli immobili era più che adeguato. Il patrimonio
del Policlinico non è così complicato da gestire, basta avere la
voglia di farlo con i mezzi propri. Ma se si fa di tutto per svuotare
le competenze interne, spostando dirigenti capaci in altri settori,
allora le cose cambiano. E si creano le condizioni per dire che senza
una fondazione privata non si va avanti».
Quindi la fondazione è un paravento
per altri scopi?
«Le ragioni che muovono Cl su questo
fronte non hanno nulla a che vedere con l’efficienza e la
rendicontazione trasparente. I motivi sono altri. Si vuole acquisire
un patrimonio enorme, mettere le mani sulla “torta pubblica”
circondandosi di uomini di fiducia».
Però intanto l’assessore regionale
alla Sanità Mantovani è sceso in campo contro Cesana.
«Ma non c’è nessuna disputa reale,
è solo una guerra per bande perché il bel patrimonio del
Policlinico fa gola a tanti. Certe mire non le ha solo Cl».
Professore, ma qual è il “male
oscuro” che affligge il Policlinico?
«I suoi beni, le sue ricchezze, le sue
case, le sue terre. Se fosse solo un semplice ospedale non sarebbe
così ambito. Invece il Policlinico è ricco, e in più vanta una
tradizione medica di alto livello, anche se oggi si è un po’
appannata. Ma dire “io lavoro al Policlinico” resta ancora un
titolo d’onore».
Qual è la sua ricetta?
«Sottrarre le nomine in sanità alla
lottizzazione politica. O si cambia o si andrà sempre peggio. Io mi
domando come si può affidare grandi ospedali come il Policlinico ai
ciellini, ben sapendo che il loro modo di fare è sempre quello:
mettere le mani su beni pubblici. E non tanto per renderli più
efficienti ma per scopi ben diversi da quelli dichiarati».
Nessun commento:
Posta un commento