CORRIERE DELLA SERA BRESCIA
Sabato 15 Novembre, 2014
di Thomas Bendinelli
Damiani (Fim): «Pessimista sul Patto
ma spero di essere stupita da Aib»
Alessandra Damiani, 45 anni, è la
nuova segretaria generale della Fim Cisl: sostituisce un’altra
donna, Laura Valgiovio, entrata in segreteria confederale. Impiegata
alla Flos dall’età di 19 anni, una breve esperienza come delegata
Fiom («ma erano gli anni novanta, la Cgil era dilaniata tra anima
socialista e post comunista»), è in Fim dal 1998. «Sarà un
mandato in continuità con il percorso avviato» dice.
In questi anni i rapporti con la Fiom
sono spesso stati difficili: cambierà qualcosa?
«Se, noi e loro, riusciremo a guardare
al concreto senza i filtri dell’ideologia penso ci saranno
occasioni di confronto reali. Nei prossimi giorni chiederò un
incontro al segretario della Fiom e altrettanto farò con quello
della Uilm per capire se c’è condivisione sui problemi del
territorio».
Rapporti con l’Aib?
«L’intervento di Bonometti del 3
novembre non mi è piaciuto, e non solo perché è stato un attacco
al sindacato in quanto tale, ma perché non c’è stata la capacità
di distinguere tra i diversi modelli sindacali in campo. Noi staremo
al tavolo con chiunque mostrerà di essere consapevole che i
lavoratori, sono un valore aggiunto».
Un mese fa il Patto per Brescia
sembrava cosa fatta, poi c’è stato lo stop.
«Una considerazione di metodo: non è
possibile avere una ritualità che ci porta ad avere tavoli di nove
mesi: troppo lunghi, non adatti alla realtà».
E nella sostanza? L’Aib ha posto due
vincoli su premio di assiduità e gestione degli orari.
«Sugli orari è necessario trovare un
equilibrio: se le aziende hanno bisogno di maggiore flessibilità si
può discutere, ma solo se questa va incontro alla flessibilità che
chiedono anche i lavoratori. Non può essere lasciato all’impresa
il controllo totale degli orari. Il mio modello è la Lanfranchi di
Palazzolo: hanno accordi sulla flessibilità dal 1997, e sono
riusciti ad aumentare l’occupazione facendo cerniere lampo».
E il premio presenza?
«Se c’è un premio per tutti, vale
anche per chi è ammalato, ma si può ragionare sull’introduzione
di un moltiplicatore per chi è più assiduo. L’idea della
punizione non mi piace».
Fiduciosa che si possa chiudere con
questi equilibri?
«Se devo essere sincera non molto, ma
spero di essere stupita. Non dimenticando che il vero valore aggiunto del Patto stava nell’accordo
unitario. Comunque abbiamo un grande patrimonio di piccole e medie
aziende, che anche in queste anni di crisi hanno tenuto, anche e soprattutto grazie
all’impegno dei
lavoratori. La mia speranza per il
futuro è questa».
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