martedì 18 novembre 2014

Il vero valore aggiunto sta nell’accordo unitario. Io pronta a parlare alla Fiom


CORRIERE DELLA SERA BRESCIA
Sabato 15 Novembre, 2014
di Thomas Bendinelli
Damiani (Fim): «Pessimista sul Patto ma spero di essere stupita da Aib» 
Alessandra Damiani, 45 anni, è la nuova segretaria generale della Fim Cisl: sostituisce un’altra donna, Laura Valgiovio, entrata in segreteria confederale. Impiegata alla Flos dall’età di 19 anni, una breve esperienza come delegata Fiom («ma erano gli anni novanta, la Cgil era dilaniata tra anima socialista e post comunista»), è in Fim dal 1998. «Sarà un mandato in continuità con il percorso avviato» dice.
In questi anni i rapporti con la Fiom sono spesso stati difficili: cambierà qualcosa?
«Se, noi e loro, riusciremo a guardare al concreto senza i filtri dell’ideologia penso ci saranno occasioni di confronto reali. Nei prossimi giorni chiederò un incontro al segretario della Fiom e altrettanto farò con quello della Uilm per capire se c’è condivisione sui problemi del territorio».
Rapporti con l’Aib?
«L’intervento di Bonometti del 3 novembre non mi è piaciuto, e non solo perché è stato un attacco al sindacato in quanto tale, ma perché non c’è stata la capacità di distinguere tra i diversi modelli sindacali in campo. Noi staremo al tavolo con chiunque mostrerà di essere consapevole che i lavoratori, sono un valore aggiunto».
Un mese fa il Patto per Brescia sembrava cosa fatta, poi c’è stato lo stop.
«Una considerazione di metodo: non è possibile avere una ritualità che ci porta ad avere tavoli di nove mesi: troppo lunghi, non adatti alla realtà».
E nella sostanza? L’Aib ha posto due vincoli su premio di assiduità e gestione degli orari.
«Sugli orari è necessario trovare un equilibrio: se le aziende hanno bisogno di maggiore flessibilità si può discutere, ma solo se questa va incontro alla flessibilità che chiedono anche i lavoratori. Non può essere lasciato all’impresa il controllo totale degli orari. Il mio modello è la Lanfranchi di Palazzolo: hanno accordi sulla flessibilità dal 1997, e sono riusciti ad aumentare l’occupazione facendo cerniere lampo».
E il premio presenza?
«Se c’è un premio per tutti, vale anche per chi è ammalato, ma si può ragionare sull’introduzione di un moltiplicatore per chi è più assiduo. L’idea della punizione non mi piace».
Fiduciosa che si possa chiudere con questi equilibri?
«Se devo essere sincera non molto, ma spero di essere stupita. Non dimenticando che il vero valore aggiunto del Patto stava nell’accordo unitario. Comunque abbiamo un grande patrimonio di piccole e medie aziende, che anche in queste anni di crisi hanno tenuto, anche e soprattutto grazie all’impegno dei lavoratori. La mia speranza per il futuro è questa».

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