Il vicepresidente della camera ricorda i passaggi che hanno portato
al voto sul Jobs act e definisce «inutile teatrino» assemblee che
risultano non vincolanti sulle decisioni prese a maggioranza
Dopo quanto accaduto ieri alla camera sul Jobs act
Roberto Giachetti si chiede che senso abbia convocare una riunione del
gruppo del Pd sulla legge di stabilità. La riunione è stata indetta per
domani alle 15, proprio in vista dell’esame della legge più importante
dell’anno.
Sul suo sito, il vicepresidente della camera e deputato dem
ripercorre le fasi che hanno portato al voto sul Jobs act: «Ricordo bene
– scrive – che quando si è riunita la direzione del partito per
discutere e poi approvare praticamente all’unanimità il Jobs act
proposto dal segretario, dalla minoranza si levarono voci per spiegarci
che quella decisione non poteva non tenere conto dell’autonomia dei
gruppi parlamentari e delle eventuali modifiche che in sede parlamentare
si sarebbero potute e dovute realizzare».
Il lavoro, continua Giachetti – «è andato avanti ed è sotto gli occhi
di tutti: il testo dopo un corposo confronto in ogni sede parlamentare,
ed anche all’interno del Pd, ha subito sensibili modifiche (parole di
Cesare Damiano) che lo hanno di molto migliorato e che, peraltro, hanno
pedissequamente recepito il testo dell’odg approvato nella direzione del
partito».
Quindi il deputato dem ricorda la riunione indetta dal capogruppo
Speranza prima del voto finale e l’approvazione «a stragrande
maggioranza» del nuovo testo. «Arrivati in Aula, come noto, una trentina
di deputati del Pd hanno ignorato la decisione della direzione del Pd,
le modifiche apportate in commissione e il faticoso lavoro di mediazione
costruito nel gruppo e hanno deciso di fare come volevano: cioè non
votare il Jobs act».
«A questo punto – conclude Giachetti – vorrei capire che senso ha
tornare a riunire il gruppo e votare se poi queste decisioni non sono
vincolanti e ognuno senza colpo ferire fa come vuole? Dichiaro
pubblicamente che voterò a favore della legge di stabilità ed evito di
partecipare a quello che qualcuno ha voluto trasformare in un inutile
teatrino».
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