martedì 11 novembre 2014

Il Califfo ferito? L’Isis in difficoltà.


Corriere della Sera 11/11/14
corriere.it
Ferito, morto o vivo e vegeto, il giallo sulla sorte di Abu Bakr al Baghdadi serve a confermare almeno un’informazione emersa con insistenza negli ultimi tempi dal caos violento di Iraq e Siria: il «Califfato», o Isis che dir si voglia, è in difficoltà e i raid aerei della coalizione guidata dagli americani stanno causando problemi ai suoi dirigenti e militanti. Ieri sera non era possibile stabilire cosa fosse realmente avvenuto all’autoproclamato Califfo leader dei jihadisti sunniti di Isis. E’ da venerdì che la voce del suo ferimento (e addirittura morte) impazza sui social network nella regione e rimbalza sui media di tutto il mondo. La prima informazione era che Baghdadi fosse stato colpito in modo molto grave da un raid americano nella cittadina irachena di Qaim, non lontano dal confine con la Siria. Da Washington nessuna conferma. Nello stesso evento sarebbero anche rimasti uccisi il suo braccio destro, Abu Muslim Turkmen, e altri capi guerriglieri. Più tardi la storia è stata rilanciata dai media iracheni. Lo stesso neoministro degli Esteri ira Ibrahim al Jaafari, avrebbe confermato la morte di Baghdadi in un tweet. Salvo cancellarlo poco dopo. Per contro, sui siti legati a Isis la vicenda viene presentata come una «gigantesca montatura». A loro dire, il Califfo starebbe benissimo, tuttavia sino ad ora non è apparsa alcuna sua nuova immagine a provarlo. Ma la rilevanza della notizia sta nel fatto che l’azione della coalizione alleata sta pesantemente condizionando i piani di Isis. Poco importa della sorte di Baghdadi. L’opinione più diffusa è che verrebbe rapidamente rimpiazzato senza troppe conseguenze per i jihadisti. Però, dopo quasi due mesi di assedio e circa 600 morti tra i loro combattenti migliori, non sono riusciti a prendere la cittadina curda di Kobane. Promettevano di entrare a Bagdad e si sono impantanati alle sue periferie. A nord e a sud dell’Iraq, come del resto in Siria, magnificavano le loro offensive ma ora sono sulla difensiva. Le loro colonne devono viaggiare in ordine sparso, i loro leader sono presi di mira dai droni. Tutto diverso dal clima trionfale che aveva accompagnato le loro avanzate da giugno ad agosto.

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