Corriere della Sera 11/11/14
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Ferito, morto o vivo e vegeto, il
giallo sulla sorte di Abu Bakr al Baghdadi serve a confermare almeno
un’informazione emersa con insistenza negli ultimi tempi dal caos
violento di Iraq e Siria: il «Califfato», o Isis che dir si voglia,
è in difficoltà e i raid aerei della coalizione guidata dagli
americani stanno causando problemi ai suoi dirigenti e militanti.
Ieri sera non era possibile stabilire cosa fosse realmente avvenuto
all’autoproclamato Califfo leader dei jihadisti sunniti di Isis. E’
da venerdì che la voce del suo ferimento (e addirittura morte)
impazza sui social network nella regione e rimbalza sui media di
tutto il mondo. La prima informazione era che Baghdadi fosse stato
colpito in modo molto grave da un raid americano nella cittadina
irachena di Qaim, non lontano dal confine con la Siria. Da Washington
nessuna conferma. Nello stesso evento sarebbero anche rimasti uccisi
il suo braccio destro, Abu Muslim Turkmen, e altri capi guerriglieri.
Più tardi la storia è stata rilanciata dai media iracheni. Lo
stesso neoministro degli Esteri ira Ibrahim al Jaafari, avrebbe
confermato la morte di Baghdadi in un tweet. Salvo cancellarlo poco
dopo. Per contro, sui siti legati a Isis la vicenda viene presentata
come una «gigantesca montatura». A loro dire, il Califfo starebbe
benissimo, tuttavia sino ad ora non è apparsa alcuna sua nuova
immagine a provarlo. Ma la rilevanza della notizia sta nel fatto che
l’azione della coalizione alleata sta pesantemente condizionando i
piani di Isis. Poco importa della sorte di Baghdadi. L’opinione più
diffusa è che verrebbe rapidamente rimpiazzato senza troppe
conseguenze per i jihadisti. Però, dopo quasi due mesi di assedio e
circa 600 morti tra i loro combattenti migliori, non sono riusciti a
prendere la cittadina curda di Kobane. Promettevano di entrare a
Bagdad e si sono impantanati alle sue periferie. A nord e a sud
dell’Iraq, come del resto in Siria, magnificavano le loro offensive
ma ora sono sulla difensiva. Le loro colonne devono viaggiare in
ordine sparso, i loro leader sono presi di mira dai droni. Tutto
diverso dal clima trionfale che aveva accompagnato le loro avanzate
da giugno ad agosto.
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