Corriere della Sera 15/11/14
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Ora è per scelta, non per
costrizione. Così l’appello che Alfano lancia per «costruire un
nuovo centrodestra» è una breccia che anche Berlusconi sembra voler
allargare.
«Ora che la nuova legge elettorale ci rende padroni
del nostro destino — spiega il leader di Ncd — diciamo che la
nostra ambizione è lavorare insieme ad altri per unire le forze
moderate. Servirà del tempo e servirà sgombrare il campo da certe
piccinerie, come quelle che prima in Piemonte e poi in Calabria hanno
portato — non per nostra volontà — alla divisione dei partiti di
centrodestra nelle elezioni regionali».
E non c’è dubbio che
il futuro meccanismo di voto può diventare «l’innesco» per un
nuovo inizio, dato che ogni modello elettorale è stato all’origine
dei diversi sistemi politici: come il proporzionale lo fu per i
governi di coalizione e il Mattarellum lo fu per il biporalismo,
«l’Italicum — secondo Alfano — lo sarà per il bipartitismo. E
le norme che oggi appaiono utili al Pd, potrebbero domani rivelarsi
un’opportunità per l’area dei moderati. Tocca al centrodestra
sfruttare l’occasione: non deve subire né temere la legge
elettorale, dev’essere capace di usarla».
Per «riunire le
forze moderate alternative alla sinistra servirà del tempo», ripete
il titolare dell’Interno, «e il tempo ci sarà dato da questa
legislatura». E se è vero che la distanza tra Ncd e Forza Italia,
marcata dalla diversa collocazione rispetto al governo, può apparire
un ostacolo alla riconciliazione, è altrettanto vero che il
documento siglato da Berlusconi insieme a Renzi accorcia le distanze:
«In quel testo — sottolinea Alfano — la novità è rappresentata
dal fatto che il leader di un partito di opposizione ritiene
necessario giungere alla scadenza naturale della legislatura per
varare le riforme».
Si dà il caso che «completare le riforme
e superare la fase di emergenza — come ricorda il ministro Lupi —
sono stati i capisaldi su cui è nato Ncd. E dunque, con quel
documento, c’è un indiretto riconoscimento della bontà della
nostra scelta e nessuno potrà più accusarci di nulla. Speriamo
quindi che tutto venga resettato, e che d’ora in avanti il tempo
sia usato per costruire un’alternativa a Renzi. Una alternativa dei
moderati, non degli estremisti». È chiaro il riferimento alla Lega,
che per Alfano oggi è «l’ostacolo più insidioso» sulla strada
del dialogo: lì vede «sorgere un fronte che traduce in razzismo la
stanchezza degli italiani, che vorrebbe portare il Paese fuori
dall’euro e dall’Europa, e che è estranea alla cultura del
Ppe».
La ricostruzione del centrodestra può «ridimensionare»
questo fenomeno, e forse è per riuscire nell’intento che anche
Berlusconi ha iniziato a lanciare segnali verso Ncd: dopo aver
coltivato il desiderio di annientarli dicendo che «non si fanno
accordi con i traditori», ha cambiato idea leggendo l’intervista
di Salvini a Libero , quel preannuncio di un’Opa ostile verso i
suoi voti. Così prima ha ordinato a Forza Italia di non votare la
mozione di sfiducia presentata in Parlamento dalla Lega contro
Alfano, poi — attraverso il Messaggero — ha affidato a Toti un
messaggio distensivo: «Per noi le alleanze non si costruiscono a
colpi di soglie di sbarramento ma sulla base di programmi
condivisi».
Chissà, forse ora il Cavaliere lo fa per
costrizione e non per scelta, in ogni caso i segnali sono inequivoci
e gli indizi si susseguono numerosi. Un autorevole dirigente di Ncd è
stato chiamato al telefono da Berlusconi un’ora prima che il leader
di Forza Italia incontrasse il premier al vertice di Palazzo Chigi.
Il colloquio però è avvenuto solo il giorno dopo, e il Cavaliere
nell’occasione ha dato il meglio di sé: «Mio caro, devi sapere
che sulle soglie di sbarramento Renzi mi ha messo davanti un foglio
con tre numeri, il 4, l’8 e il 12. Ha messo una croce sul primo e
sull’ultimo e mi ha chiesto se l’8 mi andasse bene. Sai cosa gli
ho risposto? No, io voglio il 3...».
Il punto non è stabilire
la veridicità della ricostruzione di Berlusconi ma interpretare il
suo gesto, che accompagna un atto politico da lui stesso deciso.
Qualche giorno fa, infatti, il capo degli azzurri ha invitato l’ex
ministro Matteoli a «riaprire il tavolo con Ncd in vista delle
Regionali del 2015». Matteoli, già scottato per il fallimento delle
trattative sulla Calabria e l’Emilia-Romagna, ha chiesto garanzie
al Cavaliere: «Non è che anche stavolta io apro il tavolo e poi tu
vedi Luxuria e qualcuno dei tuoi spara a zero sugli accordi». «No
no, Altero. E comunque non è che sono stato io a non volere
l’alleanza in Calabria con Ncd...».
Per un nuovo inizio
«servirà del tempo», come dice Alfano. Ma una breccia si è aperta
e a quel punto si vedrà se l’Italicum sarà davvero
«un’opportunità per costruire un nuovo centrodestra».
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