CLAUDIA BRUNETTO ALESSANDRA ZINITI
Repubblica 23/11/14
La scelta del cardinale di Palermo,
Paolo Romeo, di negare la cresima in cattedrale al figlio del boss
Giuseppe Graviano, apre la polemica. E divide fedeli, preti e amici
di padre Puglisi, il sacerdote ucciso dalla mafia nel ‘93 proprio
per ordine dei Graviano. Il centro intitolato a padre Puglisi boccia
la scelta, ma il presule di Palermo difende la sua decisione: «I
figli non portano i pesi dei padri, ma bisogna pure pensare che in
cattedrale riposano le spoglie di Puglisi ucciso da persone che non
mi pare abbiano mai avuto segni chiari di dolore per ciò che hanno
commesso ». Insomma, l’ultima polemica sull’antimafia a Palermo
si accende su una cresima negata. Il diciassettenne figlio di uno dei
boss di Brancaccio, concepito in provetta nel 1996 quando il genitore
era già al 41 bis, frequenta il centro educativo ignaziano, scuola
tra le più prestigiose della città che da un anno lo prepara
insieme ad altri 49 compagni a ricevere il sacramento. «È stato
preparato come gli altri — dice il rettore Francesco Tata —
quindi è idoneo alla cresima. Abbiamo mandato l’elenco in curia
con tutti i nomi, per noi non c’era il problema del luogo. Ma
capiamo le ragioni del cardinale». Il fatto è che, qualche giorno
prima della celebrazione, che si è svolta ieri mattina, dalla curia
fanno sapere la presenza del ragazzo in cattedrale, a due passi dalla
tomba del prete ucciso per ordine del padre, non è opportuna. E
ieri, infatti, tra i cresimandi del Centro Ignaziano mancava solo il
giovane Graviano. Tra i genitori degli altri ragazzi qualche mugugno.
Qualcuno aveva pensato di disertare la cerimonia, ma alla fine alla
celebrazione c’erano tutti.
Fuori dalla cattedrale, però, è
scoppiata la polemica. Maurizio Artale, presidente del centro che
ancora oggi a Brancaccio lavora nel nome di Puglisi, boccia la scelta
della curia: «Questa non è la Chiesa dell’accoglienza che predica
Papa Francesco, questo ragazzo è stato discriminato e don Puglisi
non dava colpe ai ragazzi, sapeva quanto erano condizionati
dall’ambiente. Quella di Romeo, purtroppo, suona come una
scappatoia del tipo “lontano dagli occhi lontano dal cuore”». Ma
tra gli ex collaboratori del sacerdote assassinato c’è chi la
pensa in maniera diversa. Pino Martinez, che sostenne la battaglia di
Puglisi a Brancaccio scrive sul suo profilo Facebook: «Bene ha fatto
la diocesi a non consentire che il figlio di Graviano venisse
cresimato in cattedrale ».
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