Con la visita a Brescia, il presidente del consiglio accetta il
terreno della battaglia a viso aperto. Molto rischioso ma molto
"renziano". E la Fiom non si ferma
Sperando che la situazione non scappi di mano a nessuno
– mai più scene come quelle della settimana scorsa a Roma ai danni
degli operai dell’Ast – è chiaro che la settimana che si apre sarà nel
segno della contrapposizione fra governo e sindacati. Meglio: fra Renzi e
Landini. Col corollario della polemica interna al Pd sul Jobs Act.
Con il suo viaggio in diverse realtà produttive italiane (si comincia
stamattina a Brescia) il premier fa capire di accettare il terreno del
corpo a corpo. Della “fisicità” della dimensione dello scontro politico e
sociale. «Se sarà il caso, accetterà il confronto ravvicinato con gli
operai», si fa sapere dal “giro” di palazzo Chigi. Rischioso, ma molto
“renziano”.
Perché il presidente del consiglio è assolutamente convinto che la
“sua” riforma del lavoro è una cosa buona e giusta per i lavoratori in
carne e ossa, soprattutto per i figli degli attuali assunti, per i quali
nulla cambierà. C’è dunque poco spazio, per lui, per modifiche, anche
se i “pontieri” (Damiano e Guerini ma non solo) stanno provando a
costruire un testo modificato. Sul quale Renzi è pronto a mettere la
fiducia anche alla camera, perché – ha spiegato – non c’è tempo da
perdere.
Insomma, Renzi, secondo il suo stile, va dritto. Come sempre, è il
paradigma che preferisce: il tutto per tutto. Stile rischioso, certo,
davanti a un sindacato che minacce fuoco e fiamme.
Ma, come ha chiesto giustamente ieri Lucia Annunziata a Landini a In mezz’ora, quale
forza potranno avere i due scioperi della Fiom (e quello generale della
Cgil) se nel frattempo il Jobs Act sarà stato approvato? Già, perché
gli scioperi sono sostanzialmente di due tipi: o puntano a modificare il
corso delle cose (ma qui non sembra esserci lo spazio, vista
l’intransigenza del premier) o sono pura protesta politica.
In altri tempi, sarebbe chiamata “spallata”. «Il paese si deve
liberare dalle politiche di Renzi», ha detto il capo della Fiom. Siccome
Renzi non cambierà la sua politica, vuol dire che bisogna liberarsi di
Renzi. È questo ciò che Landini ha in mente? Attenzione, perché al
premier la prospettiva delle elezioni non fa paura, anzi, visto
l’atteggiamento di queste ore sembra che non gli dispiaccia poi tanto.
Anche per questo, accetta il corpo a corpo.
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