mercoledì 19 novembre 2014

Bellanova: «La mia sintesi tra sinistra 
e Ncd è senza sconfitti».


Corriere della Sera 19/11/14
L. Sal.
Teresa Bellanova ha cominciato a lavorare che non aveva 14 anni. Prima contadina, poi operaia tessile. A 15 anni il suo primo incarico sindacale, capolega della Federbraccianti a Ceglie Messapica, in Puglia. Da quell’Italia in bianco e nero è partita per una lunga carriera nella Cgil, che le ha fatto trovare anche marito, un italiano di origine nordafricana conosciuto durante una missione del sindacato in Marocco. Poi è arrivata nel Pd, e adesso è il sottosegretario al Lavoro che ha seguito nella commissione di Montecitorio la trattativa all’ultima virgola sul Jobs act.


Allora sottosegretario, è più dura difendere i diritti dei braccianti del Sud o trovare l’intesa fra la sinistra del Pd e i centristi di Ncd?

«Non scherziamo. Io ho conosciuto la faccia più feroce del mondo del lavoro. Quella dei minori mandati nei campi, quella del caporalato, quella dell’uomo che sfrutta l’uomo. E l’ho conosciuta non solo come sindacalista ma anche in prima persona».


Tuttavia l’arte della mediazione sindacale le sarà stata utile in questi giorni?

«Sicuramente. Anche perché in tutte le trattative lo schema di base è sempre lo stesso: bisogna essere radicali nelle proposte, e poi bisogna mediare, mediare e ancora mediare. Io sono una grande tifosa della mediazione, fin dai tempi della Federbraccianti».


Adesso tutti dicono che è passata la loro linea.

«È il segnale che abbiamo lavorato bene, anche grazie alla grande autonomia che mi ha dato il ministro e...».


D’accordo, ma secondo lei ha vinto la sinistra del Pd oppure Ncd?

«È stata trovata una sintesi che accoglie alcune richieste sia di una parte sia dell’altra. La sinistra del Pd chiedeva che il reintegro nel posto di lavoro restasse anche per i licenziamenti disciplinari ingiustificati. Ncd che questa ipotesi fosse limitata ad alcuni casi specifici. Ci sono tutte e due le cose. E comunque non c’è nessuna negazione dei diritti delle persone, come qualcuno è andato dicendo in questi giorni ergendosi ad autorità morale».


Si riferisce a Maurizio Landini della Fiom?

«A lui ma non solo a lui. Sul Jobs act si è fatta tanta propaganda in questi giorni».


Landini sarebbe l’ennesimo sindacalista a fare il salto in politica. Lei che l’ha fatto glielo consiglia?

«Non mi permetto di dargli consigli. Certo, sono due lavori molto diversi fra loro. Il sindacalista deve mediare. 
Il politico deve mediare, mediare, mediare».




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