TOMMASO CIRIACO
La Repubblica - 18/8/14
Lontani i tempi in cui tutti i premier
prendevano parte al raduno annuale di Comunione e liberazione Oltre
al presidente del Consiglio e al titolare dell’Economia mancheranno
tutti i ministri renziani e i “big” del Pd
Forse sedotti, di certo abbandonati. È
la storia del Meeting 2014, quella del gran rifiuto di Matteo Renzi.
Lontani i tempi della golden share del governo, stavolta Comunione e
liberazione è costretta a digerire l’assenza del capo del governo
e dei suoi ministri più rappresentativi. Né si vedranno a Rimini i
vicesegretari del Pd Serracchiani e Guerini, al pari di uomini chiave
come Graziano Delrio e Luca Lotti. «Eppure molti dei partecipanti -
ricorda con un pizzico di amarezza il ciellino Mario Mauro - hanno
votato per lui...». Uno schiaffo che racconta di equilibri ormai
stravolti, nell’era del premier-scout: «Noi però - sussurrano dal
quartier generale - speriamo ancora che cambi idea e partecipi».
Doveva aprire i lavori, e invece non ci
sarà traccia di renzismo. Il colpo del ko è arrivato la scorsa
settimana, sotto forma di una scarna comunicazione della segreteria
di Palazzo Chigi. «Attendevamo una risposta ufficiale - taglia corto
la presidente della Fondazione Meeting Emilia Guarnieri - ed è
arrivata: non verrà. Sarebbe stato un interlocutore interessante.
Noi, comunque, non facciamo un Meeting per avere un premier». Che,
però, mentre dà buca al raduno si mostra per due giorni alla route
dell’Agesci. La prima vera crepa risale a luglio. Sulle agenzie di
stampa trapela il forfait di Renzi. Freddo, secco e ai limiti del
protocollo. Di certo lontano anni luce dall’afflato governista
della platea ciellina verso Silvio Berlusconi, ma anche dal recente
“abbraccio” al “tecnico” Mario Monti o a Enrico Letta
premier. Persino Romano Prodi, da presidente della Commissione Ue,
partecipò alla kermesse. Non che manchino i ministri, nel programma:
Giuliano Poletti e Federica Guidi, Maurizio Martina, Stefania
Giannini e Beatrice Lorenzin. «Con loro svilupperemo ragionamenti
utili», giura Guarnieri. Ma quando diserta il premier, passa la mano
un ministro strategico come Maria Elena Boschi e non partecipa il
responsabile dell’Economia Giancarlo Padoan, il segnale è chiaro.
La vigilia è segnata comunque
dall’attesa. Di un colpo di teatro, di una sorpresa che calamiti
l’attenzione dei media. «Da quando è premier - ricorda Mauro -
non rinuncia facilmente a una platea... Sono quasi sicuro che
parteciperà ». Nel dubbio, intanto, si guarda avanti: «Andremo ben
oltre la politica italiana - spiega la presidente della Fondazione
pensi a quel che sta accadendo in Siria o in Medio Oriente...».
Volare alto, questa è da sempre la linea. Quest’anno un po’ di
più: «Mettere al centro le questioni di cui spesso non interessa a
nessuno », è l’idea guida di Giorgio Vittadini.
Sottotraccia, però, le anime cielline
si dividono. L’ala dura spinge per lanciare segnali critici
all’esecutivo. Mauro, intanto, invita Renzi a ripensarci: «Sarebbe
strano se mancasse proprio qui». In fondo, ricorda, partecipò da
presidente della Provincia di Firenze nel 2009: «E poi mi risulta
che abbia legami molto forti con i ciellini fiorentini. Una parte dei
Carrai, ad esempio, è vicina a Cl». L’ala governista, invece,
preferisce evitare asprezze. Tra loro c’è il ministro Maurizio
Lupi. Come Mauro, non parlerà dal palco: un compromesso utile in
questa fase travagliata. «Ma no, non esistono divisioni interne tra
“correnti” - giura Guarnieri - Né facciamo il Meeting per dare
un giudizio sul governo, anche se non nego che in passato sia stato
usato da alcuni per un bilancio sull’esecutivo. Ma non è mai stato
un nostro intento». Eppure, il rischio esiste: «Sa, il Meeting è
un’arena - ammette Roberto Formigoni - e nel dibattito ci saranno
anche opinioni più critiche verso l’esecutivo».
Si vedrà. Il timore di molti, intanto,
è di assistere a un’edizione poco attrattiva: «Il premier vuole
rottamare il Meeting? Non credo ci sia questo sentimento - sorride
Mauro - E comunque esiste da decenni, è difficile metterlo da
parte... ».
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