lunedì 25 agosto 2014

Rossi: io un comunista, lui un blairiano 
L’assist di Matteo mi ha spiazzato.


Corriere della Sera 25/08/14
Tommaso Labate

«Devo dire che questa cosa mi ha sorpreso. La spontaneità di Matteo è stata davvero una bella sorpresa».

Scusi, sta dicendo che la notizia l’ha appresa dalla televisione a cose fatte?
«Stavolta il metodo è stato davvero innovativo. Niente trattative, niente incontri segreti, niente accordi di corridoio. Solo una cosa spontanea».

Governatore, le dobbiamo credere?
«Io sono stato il primo a essere sorpreso. Renzi mi ha offerto un assist formidabile sia per la chiusura della legislatura sia per la campagna elettorale».

Nell’estate delle autosecchiate d’acqua, a Enrico Rossi — classe ’58, da Bientina, figlio di famiglia operaia, dal 2010 governatore della Toscana — è stata riservata ben altra nomination. Nell’intervista a una tv locale della Versilia, Renzi ha benedetto la sua corsa verso la riconferma alle Regionali della prossima primavera. E tutto questo nonostante i due — Renzi e Rossi — siano spesso stati dalle parti opposte della barricata. Soprattutto nel Pd.

Dica la verità, presidente. Temeva di essere rottamato anche lei?
«Per rottamare qualcuno bisogna fare come ha fatto anche Renzi. E cioè sottoporsi e sottoporre gli altri al giudizio popolare, e quindi vincere. Io, in ogni caso, ero pronto a fare le primarie prima e sono pronto a farle adesso».

Lei e Renzi vi siete sfidati spesso, in Toscana. A prescindere da chi sia chi, sfide degne di Don Camillo e Peppone.
«L’abbiamo spesso pensata in maniera molto diversa, questo è vero. E sulla politica abbiamo e avremo ancora idee differenti. Ma sull’amministrazione, sul bene dei toscani e dei fiorentini, siamo stati sempre complementari. Infatti non sono mai caduto nel tranello di chi mi contestava che da governatore davo troppi aiuti a Firenze, e quindi anche a Renzi. Il bene dei nostri cittadini è sempre arrivato prima del resto».

Sul «resto», però, lei è sempre stato antirenziano.
«Non sono renziano, né filorenziano, né antirenziano, io».

E che cos’è?
«Diciamo un comunista democratico di stampo berlingueriano».

Mentre Renzi, secondo lei?
«Matteo è figlio di una cultura politica diversa dalla mia. È nato cattolico-democratico ed è diventato un blairiano moderato».

Quando Renzi sfidò il vecchio gruppo dirigente, lei e altri sostenevate che non fosse di sinistra. Vi siete pentiti?
«Lo stesso Renzi che ha scalato il partito da destra, coi voti di moltissimi compagni, adesso fa delle cose di sinistra. Pensi al recupero delle Feste dell’Unità o alla mossa degli 80 euro, che è una cosa laburista in senso classico».

Sta dicendo che le «cose di sinistra», sconfitte da Renzi, adesso tornano grazie a Renzi?
«Graecia capta ferum victorem cepit, scrisse Orazio. La Grecia conquistata dai Romani ha finito per conquistare il selvaggio vincitore. Alla sinistra, conquistata da Renzi, è successa la stessa cosa».

Veniamo ai vostri scontri.
«Il primo, ferocissimo, fu sul Primo Maggio».

Renzi voleva i negozi aperti, lei li avrebbe tenuti chiusi, con i lavoratori a onorare la festa. A qualche anno di distanza, chi aveva ragione tra voi due?
«Diciamo che avevamo un po’ ragione entrambi, a metà».

Vi siete sfidati anche sull’idea di partito.
«Vero. Io voglio un partito che sia organizzato e radicato sul territorio. Lui pensa più al lato “movimentista” e punta molto sulla comunicazione, su cui è un fuoriclasse».

Anche qui, ex post, divide le ragioni a metà?
«No, su questo penso ancora di avere ragione io. Ma l’approccio di Renzi è fondamentale per un partito contemporaneo. Su Facebook adesso ci sto anch’io. E credo di starci anche bene, con un bel seguito tra l’altro».

Crede che, con l’autunno, qualcuno possa assaltare la diligenza renziana per tentare di disarcionarlo?
«Renzi è molto abile. Sa benissimo come evitare di farsi disarcionare. È un maestro, in questo. Col tempo ho imparato benissimo che, nonostante il fare un po’ guascone, Matteo è una persona molto coerente. Alla fine fa davvero quello che dice e, proprio per questo, è uno che va preso molto sul serio».

Tornerà ad avere degli avversari anche in casa, secondo lei, Renzi?
«Le mie idee e le sue non solo possono stare nello stesso partito. Ma devono farlo. Per cui, qualunque cosa accada, il Pd sosterrà Renzi».

Lei e Renzi siete davvero così caratterialmente agli antipodi come appare?
«In politica giudicare il carattere è sempre molto difficile. Ma io vedo nel mio modo di fare politica una caratteristica particolare. Lo considero anche una sfida personale, contro me stesso, un modo per mettermi alla prova. Ecco, questa stessa attitudine ce l’ha anche Matteo».




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