Corriere della Sera 21/08/14
Luigi Accattoli
Francesco intende fare beato
l’arcivescovo Romero e attende il risultato del processo che spera
sia rapido: l’ha detto ai giornalisti sull’aereo di rientro dalla
Corea. La questione è rilevante non tanto per Oscar Arnulfo Romero,
arcivescovo di San Salvador ucciso sull’altare nel marzo del 1980
dai miliziani della dittatura che aveva messo sotto accusa: il
riconoscimento del suo «martirio» sarebbe comunque arrivato, tanto
esso è chiaro e ormai confessato dai mandanti dell’esecuzione. È
rilevante — come ha accennato il Papa — per i tanti cristiani che
in America Latina hanno pagato con la vita la loro «scelta dei
poveri».
«Il processo — ha detto Francesco — era bloccato
per prudenza», ma adesso «è sbloccato» e si tratta di «farlo in
fretta», chiarendo «quando c’è il martirio sia per confessare il
Credo, sia per fare le opere che Gesù ci comanda, con il prossimo».
Una chiarificazione importante «perché — ha detto ancora il Papa
— dietro di lui c’è Rutilio Grande e ci sono altri che sono
stati uccisi». Rutilio Grande è un gesuita salvadoregno ucciso nel
marzo del 1977 e i soli gesuiti di quel Paese contano altri sei
martiri (il più noto è Ignacio Ellacuría) massacrati nella loro
residenza nel novembre del 1989.
Il blocco del processo «per
prudenza» l’aveva spiegato Benedetto XVI parlando anch’egli in
aereo durante un viaggio in Brasile nel 2007: «C’era il problema
che una parte politica voleva prenderlo per sé come bandiera» e si
trattava di «mettere in luce nel modo giusto la sua figura». Alla
Chiesa — e a Francesco in essa — preme che Romero venga
riconosciuto come «testimone» di Cristo e non come improprio
testimonial della guerriglia a matrice marxista. Oggi ci sono le
condizioni per quel chiarimento. Ma già Romero era stato onorato
come martire da Papa Wojtyla che due volte era andato alla sua tomba
e che nel maggio del 2000 l’aveva nominato nella «Commemorazione
dei testimoni della fede del secolo XX», ponendolo a capofila di 333
cristiani uccisi nelle Americhe nel secolo scorso, in gran parte a
motivo della loro azione in difesa degli ultimi. Un filone del
martirio cristiano che sta a cuore al Papa argentino.
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