venerdì 29 agosto 2014

Il rischio delle alte aspettative

Mario Lavia 
Europa  

Chi per giorni ha letto che oggi il consiglio dei ministri varerà “la” riforma della scuola, “la” riforma della giustizia e che si sbloccheranno “le” grandi opere, magari stasera resterà un po’ deluso
La spiacevole sensazione di queste ore è che alla fine, per usare un’espressione non bella e abusatissima, la montagna partorirà il topolino. Non è così, ma il fatto è che ogni riunione del governo viene caricata da un’attesa messianica – le famose “ore decisive” che tanto piacciono ai giornali – come se il consiglio dei ministri fosse ogni volta chiamato a cambiare la faccia dell’Italia. Naturalmente non può essere così.
D’altra parte il presidente del consiglio comunica al paese la propria impazienza e gli assicura massima velocità, generando in questo modo la grande illusione del tutto e subito. Poi, lo stesso Renzi deve spiegare che si tratta di linee guida, di un primo passo, che i provvedimenti verranno dopo.
Così, chi per giorni ha letto   che oggi il consiglio dei ministri varerà “la” riforma della scuola, – che invece slitta – “la” riforma della giustizia e che si sbloccheranno “le” grandi opere, magari stasera resterà un po’ deluso: e dovrà fare un supplemento di riflessione per capire che queste riforme sono solo partite, non ancora arrivate.
La verità è che in questo paese farle davvero, le riforme, è operazione lunga, difficile. Non basta la determinazione del premier (che non manca, se sono vere le indiscrezioni che lo danno impegnato a correggere di suo pugno ciascun provvedimento). Però su temi fondamentali (peccato che la scuola debba attendere), si parte. Si parte adesso. E siccome davanti a sé il governo ha un tempo lungo, è probabile che si arrivi. E scusate se è poco.

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