domenica 31 agosto 2014

L’odio di Riina: uccidiamo don Ciotti


SALVO PALAZZOLO
La Repubblica - 31/8/14

Non solo l’ordine di morte per il pm Di Matteo. Dal carcere dove è rinchiuso il boss mette nel mirino anche uomini di chiesa Scatta l’allerta, rafforzata la scorta al fondatore di Libera. “È come don Puglisi, che invece di dire messe voleva fare tutto lui”

Don Luigi Ciotti, l’instancabile animatore di Libera, come don Pino Puglisi, il parroco ucciso dai boss nel 1993. Per Salvatore Riina non ci sono differenze: «Questo prete è una stampa e una figura che somiglia a padre Puglisi». E deve fare la stessa fine: «Ciotti, Ciotti, putissimu pure ammazzarlo». Il capo di Cosa nostra va su tutte le furie quando sente in tv che la Chiesa vuole rilanciare il messaggio di don Puglisi appena fatto beato. E all’ora d’aria consegna parole durissime al suo compagno di passeggiate, il boss pugliese Alberto Lorusso. Sul prete ucciso e su «quello che gli somiglia tanto».
«Il quartiere lo voleva comandare iddu — dice Riina di don Puglisi, con tono di disprezzo — Ma tu fatti il parrino, pensa alle messe, lasciali stare… il territorio… il campo… la Chiesa… lo vedete cosa voleva fare? Tutte cose voleva fare iddu nel territorio… tutto voleva fare iddu, cose che non ci credete». È la chiesa impegnata nel territorio che fa infuriare Riina. Da don Puglisi a don Ciotti il passo è breve. Riina lancia subito l’idea di un altro omicidio eccellente contro un rappresentante della Chiesa: «Ciotti, Ciotti, putissimu pure ammazzarlo», dice. «Salvatore Riina, uscendo, è sempre un pericolo per lui… figlio di puttana». È il pomeriggio del 14 settembre dell’anno scorso, la vigilia del ventasimo anniversario dell’omicidio di don Pino Puglisi. Le parole pronunciate da Riina mettono subito in allarme gli investigatori della Dia di Palermo, che ascoltano in diretta. Viene avvertita la procura antimafia. E nel giro di poche ore parte una nota riservata al Viminale, per sollecitare nuove misure di sicurezza attorno a don Luigi. Sono giorni convulsi quelli, fra Palermo e Roma. Un altro allarme è già scattato per il pubblico ministero Nino Di Matteo, l’animatore del pool “trattativa”: anche lui Riina vuole uccidere e a Lorusso dà un ordine esplicito, «facciamolo in fretta». Oggi, le misure di vigilanza attorno a don Ciotti sono state rafforzate, anche se la sua scorta resta affidata a due poliziotti. Di certo, il sacerdote non ha mai saputo nulla delle minacce di Riina. «Però, da alcuni mesi, arrivano segnali inquietanti e in parte indecifrabili a don Luigi e a Libera», dice Gabriella Stramaccioni, collaboratrice del sacerdote. «Le parole di Riina sono la conferma di questo clima, c’è da capire a chi il boss stia parlando ».
Il capomafia spiega a Lorusso, a proposito di Ciotti: «Dice che voleva parlare con me, prima con l’avvocato, poi con mia moglie». In realtà, le cose andarono diversamente a metà degli anni Novanta: fu la moglie di Riina, dopo il suo ritorno a Corleone, a chiedere un incontro con il sacerdote. Ninetta Bagarella era preoccupata per la sorte dei figli. Ciotti si disse disponibile a un colloquio in carcere con Riina, ma pose una condizione: «Deve essere il detenuto a chiederlo ». Riina si rifiutò. E adesso ha parole pesantissime per il sacerdote che il 21 marzo scorso era al fianco di Papa Francesco, nella chiesa di San Gregorio VII, a Roma, per accogliere i familiari delle vittime di mafia. «È malvagio, è cattivo — ripete Riina — ha fatto strada questo disgraziato ». E presto si comprende la ragione di tanto odio. «Sono sempre agitato — spiega il padrino di Corleone — perché con questi sequestri di beni…». I beni sequestrati vengono poi gestite da tante cooperative che aderiscono a Libera.



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