SALVO PALAZZOLO
La Repubblica - 31/8/14
Non solo l’ordine di morte per il pm
Di Matteo. Dal carcere dove è rinchiuso il boss mette nel mirino
anche uomini di chiesa Scatta l’allerta, rafforzata la scorta al
fondatore di Libera. “È come don Puglisi, che invece di dire messe
voleva fare tutto lui”
Don Luigi Ciotti, l’instancabile
animatore di Libera, come don Pino Puglisi, il parroco ucciso dai
boss nel 1993. Per Salvatore Riina non ci sono differenze: «Questo
prete è una stampa e una figura che somiglia a padre Puglisi». E
deve fare la stessa fine: «Ciotti, Ciotti, putissimu pure
ammazzarlo». Il capo di Cosa nostra va su tutte le furie quando
sente in tv che la Chiesa vuole rilanciare il messaggio di don
Puglisi appena fatto beato. E all’ora d’aria consegna parole
durissime al suo compagno di passeggiate, il boss pugliese Alberto
Lorusso. Sul prete ucciso e su «quello che gli somiglia tanto».
«Il quartiere lo voleva comandare iddu
— dice Riina di don Puglisi, con tono di disprezzo — Ma tu fatti
il parrino, pensa alle messe, lasciali stare… il territorio… il
campo… la Chiesa… lo vedete cosa voleva fare? Tutte cose voleva
fare iddu nel territorio… tutto voleva fare iddu, cose che non ci
credete». È la chiesa impegnata nel territorio che fa infuriare
Riina. Da don Puglisi a don Ciotti il passo è breve. Riina lancia
subito l’idea di un altro omicidio eccellente contro un
rappresentante della Chiesa: «Ciotti, Ciotti, putissimu pure
ammazzarlo», dice. «Salvatore Riina, uscendo, è sempre un pericolo
per lui… figlio di puttana». È il pomeriggio del 14 settembre
dell’anno scorso, la vigilia del ventasimo anniversario
dell’omicidio di don Pino Puglisi. Le parole pronunciate da Riina
mettono subito in allarme gli investigatori della Dia di Palermo, che
ascoltano in diretta. Viene avvertita la procura antimafia. E nel
giro di poche ore parte una nota riservata al Viminale, per
sollecitare nuove misure di sicurezza attorno a don Luigi. Sono
giorni convulsi quelli, fra Palermo e Roma. Un altro allarme è già
scattato per il pubblico ministero Nino Di Matteo, l’animatore del
pool “trattativa”: anche lui Riina vuole uccidere e a Lorusso dà
un ordine esplicito, «facciamolo in fretta». Oggi, le misure di
vigilanza attorno a don Ciotti sono state rafforzate, anche se la sua
scorta resta affidata a due poliziotti. Di certo, il sacerdote non ha
mai saputo nulla delle minacce di Riina. «Però, da alcuni mesi,
arrivano segnali inquietanti e in parte indecifrabili a don Luigi e a
Libera», dice Gabriella Stramaccioni, collaboratrice del sacerdote.
«Le parole di Riina sono la conferma di questo clima, c’è da
capire a chi il boss stia parlando ».
Il capomafia spiega a Lorusso, a
proposito di Ciotti: «Dice che voleva parlare con me, prima con
l’avvocato, poi con mia moglie». In realtà, le cose andarono
diversamente a metà degli anni Novanta: fu la moglie di Riina, dopo
il suo ritorno a Corleone, a chiedere un incontro con il sacerdote.
Ninetta Bagarella era preoccupata per la sorte dei figli. Ciotti si
disse disponibile a un colloquio in carcere con Riina, ma pose una
condizione: «Deve essere il detenuto a chiederlo ». Riina si
rifiutò. E adesso ha parole pesantissime per il sacerdote che il 21
marzo scorso era al fianco di Papa Francesco, nella chiesa di San
Gregorio VII, a Roma, per accogliere i familiari delle vittime di
mafia. «È malvagio, è cattivo — ripete Riina — ha fatto strada
questo disgraziato ». E presto si comprende la ragione di tanto
odio. «Sono sempre agitato — spiega il padrino di Corleone —
perché con questi sequestri di beni…». I beni sequestrati vengono
poi gestite da tante cooperative che aderiscono a Libera.
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