Corriere della Sera 02/08/14
A cinque mesi dal suo insediamento il
governo continua ad essere sostenuto da un consenso elevato (59 per
cento) nonostante i dati macroeconomici non siano incoraggianti e i
segnali di ripresa siano molto deboli. E nonostante le notevoli
difficoltà incontrate nel percorso delle riforme istituzionali,
testimoniate dalla bagarre al Senato di queste ultime
settimane.
Sono difficoltà che rafforzano l’immagine di un
premier fortemente determinato a cambiare il Paese, solo contro
tutti, e spiegano il largo sostegno di cui gode: quasi due italiani
su tre (61 per cento), infatti, esprimono un giudizio positivo su
Matteo Renzi. Solamente tra gli elettori dell’M5S prevalgono le
valutazioni negative sul governo e sul presidente del Consiglio, a
conferma della inedita e larga trasversalità del consenso.
Rispetto
a qualche settimana fa si osserva una lieve flessione, in particolare
tra i lavoratori autonomi e gli operai, fiaccati da una crisi che
sembra non avere fine.
L’ipotesi di elezioni anticipate, di
cui si è parlato nel caso del fallimento delle riforme, divide
l’opinione pubblica: la maggioranza (43 per cento) preferirebbe che
il governo continuasse fino alla fine della legislatura (in
particolare gli elettori dei partiti che sostengono l’esecutivo),
un terzo degli italiani auspica il voto dopo l’approvazione della
nuova legge elettorale e la riforma del Senato, mentre il 20 per
cento vorrebbe andare al voto al più presto. I sostenitori del voto
immediato sono più numerosi tra gli elettori di Grillo (34 per
cento) e di Forza Italia (28 per cento).
Peraltro, nella fase
attuale, il Pd risulta il partito maggiormente in salute, non solo
negli orientamenti di voto, che sono del tutto virtuali quando si è
lontani da una scadenza elettorale, ma soprattutto nei giudizi
riguardanti l’operato. Il 53 per cento dei cittadini esprime una
valutazione positiva sul Pd, il 30 per cento su Forza Italia e il 29
per cento sul Movimento 5 Stelle. Il Pd beneficia dell’effetto
Renzi e del positivo risultato ottenuto alle elezioni europee dove,
va ricordato, si è registrato il doppio effetto dell’elevata
fedeltà dei propri elettori del 2013 (il 79 per cento dei quali ha
confermato il voto al Pd) e della straordinaria capacità di attrarre
nuovi elettori da altri partiti (39 per cento del totale dei consensi
ottenuti dal partito), a conferma della maggiore fluidità elettorale
rispetto a passato.
Ed è interessante osservare che attualmente
tra gli elettori dei partiti avversari del Pd si riscontra una quota
tutt’altro che insignificante che promuove il partito di Renzi: 39
per cento tra gli elettori di Forza Italia e 28 per cento tra quelli
dell’M5S.
Di fronte a questo scenario gli analisti e i
commentatori si chiedono quanto possa durare la popolarità del
governo e del premier. Indubbiamente il mese di settembre sarà molto
importante, sia per la maggiore rilevanza che assumeranno i temi
economici sia per la contrazione di fiducia e ottimismo che da sempre
l’opinione pubblica fa registrare al rientro dalle
ferie.
Tuttavia, sebbene i governi recenti siano entrati in
crisi di consenso soprattutto a causa dei temi economici, nel
prossimo autunno non è affatto scontato che le previsioni di
crescita inferiori alle aspettative, la disoccupazione che non
accenna a diminuire e le voci di una possibile manovra economica
possano tradursi in una brusca inversione di tendenza nella fiducia
dei cittadini e nella popolarità del governo. Infatti è largamente
diffusa la convinzione che il governo Renzi non abbia alternative,
come pure è largamente diffusa la volontà di mantenere in vita
l’idea stessa di cambiamento che il premier impersona: ritirare la
fiducia in Renzi per molti significa perdere la speranza che il Paese
ce la possa fare.
Dopo vent’anni nei quali le opinioni
risultavano tutto sommato prevedibili ed erano guidate soprattutto
dalle identità politiche siamo entrati in una stagione nuova, meno
facile da decifrare, caratterizzata da atteggiamenti spesso
sorprendenti e da un consenso «a geometria variabile», che muta a
seconda dei temi e degli aspetti simbolici e molto meno in relazione
alle appartenenze che appaiono sempre più evanescenti.
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