lunedì 25 agosto 2014

Sequestrate le cellule di Stamina 
I pm contro le sentenze pro infusioni.


Corriere della Sera 25/08/14
Mario Pappagallo

Oggi Noemi, bambina affetta da Sma1, doveva essere ricoverata agli Spedali Civili di Brescia per la sua prima infusione del metodo Stamina per ordinanza di un giudice dell’Aquila. Ma ieri, alle 16.30, i carabinieri del Nas hanno posto sotto sequestro cellule e apparecchiature del laboratorio utilizzato dalla Stamina Foundation di Davide Vannoni & C. per preparare le infusioni «segrete». Subito dopo i carabinieri hanno avvertito i genitori di Noemi di non fare un viaggio a vuoto. Chi ha ordinato il sequestro? La Procura di Torino, allo scopo di impedire la prosecuzione di «attività delittuose». Di reiterare quei reati per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio di Vannoni, e altri 12, accusati di truffa, associazione a delinquere, somministrazione di medicinali imperfetti o «in specie e qualità diverse da quella dichiarata o pattuita». Così (forse) si chiude la storia, tutta italiana, di giudici del lavoro che dicono sì a ciò che la scienza ha definito inefficace e pericoloso e che per altri magistrati è una truffa. Il provvedimento di sequestro — 88 pagine — è firmato dal gip Francesca Christillin. Su richiesta del pm Raffaele Guariniello. E il parere positivo del capo della Procura Armando Spataro e del procuratore generale Marcello Maddalena. Motivazioni condivise.

Importante la struttura del decreto. L’incipit in un articolo che in data 8 maggio 2009 è pubblicato dall’inserto Salute del Corriere della Sera. Titolo: «Dottore dove posso guarire con le staminali?». Parte l’inchiesta, che poi si divide in due fasi: la prima dal 2009 al 2011, la seconda dal 2012 al 2014. La prima, con pagamenti chiesti ai pazienti anche di 50 mila euro, è definibile «artigianale». La seconda è quella «industriale»: si pensa in grande e si cerca una struttura sanitaria pubblica in cui insediarsi. La scelta cade su Brescia. C’è l’aiuto di un «paziente eccellente»: Luca Merlino, direttore vicario dell’assessorato alla Sanità della Regione Lombardia, affetto da una patologia neurodegenerativa (Sma5) e quindi interessato al metodo. Merlino, interrogato, ha poi dichiarato di non aver «ottenuto alcun miglioramento». Parte l’avventura. «Brescia è nostra a 360 gradi», scrive in una email Marino Andolina, medico e vice di Stamina, a Vannoni nel 2011.

Il particolare emerge dal decreto,che prosegue: il trattamento (proposto per un numero sterminato di patologie) viola le norme vigenti e anche la legge del 2013 (cure palliative) che prevede solo procedure idonee e in strutture pubbliche. Il laboratorio di Brescia, invece, è chiaramente inidoneo per le manipolazioni cellulari. Inquietante la descrizione di come la biologa Erica Molino (tra gli indagati) portava da fuori, e solo quando serviva, la soluzione «retinoica-etanolo» utilizzata per preparare le infusioni: nella sua borsetta, senza alcun accorgimento di conservazione e isolamento. Il gip scrive poi: tutto il mondo scientifico è schierato contro il metodo Stamina, l’unico medico favorevole è il coimputato Andolina.

Al decreto sono allegate cinque consulenze tecniche, dalle quali risulta l’esistenza di rischi per i pazienti infusi: rischi immunogenici, di infezioni anche gravi, di localizzazioni anomale delle cellule infuse, di insorgenza di tumori, di anomalie del fenotipo (l’espressione dei geni). La relazione di Massimo Dominici, biologo cellulare dell’università di Modena, che era stato incaricato di analizzare una delle infusioni, è preoccupante: «Le cellule per le infusioni non sono in grado di rispettare i criteri di staminalità, non sono in grado di beneficiare i bambini... In pratica si parlava di staminali, ma si infondeva altro». Il gip cita l’Aifa e il documento stilato nel novembre 2012 da un board di saggi incaricato di esprimere un parere. Angelo Vescovi, Bruno Dallapiccola, Rosaria Giordano, Massimo Dominici, Alessandro Rambaldi scrivono: «Esiste un concreto pericolo per i pazienti a causa delle modalità di conservazione delle cellule da trapiantare». C’è la bocciatura di due Nobel: Randy Schekman e Shinya Yamanaka. E il brevetto negli Usa? Respinto il 28 gennaio 2013 per «inconsistenza, implausibilità e la mancata dimostrazione dell’esistenza di un metodo». Il sequestro blocca così le sentenze favorevoli dei giudici del lavoro: finora 164. Ma ve ne sono state anche 172 negative e 43 che, pur dicendo sì, hanno indicato che le infusioni fossero preparate in Cell factory autorizzate. Il gip ordina, infine, che il direttore degli Spedali Civili dovrà «salvaguardare la vitalità delle cellule» sequestrate e «la funzionalità di ogni materiale».

Lapidario Vannoni: «Il rischio che Stamina non riprenda più le attività è molto alto, ma credo che le famiglie non abbandoneranno la battaglia per la difesa dei loro diritti e questo mi fa ben sperare».




Nessun commento:

Posta un commento