SEBASTIANO MESSINA
La Repubblica 25/8/14
Ma il blog del
leader e i siti di Casaleggio padre e figlio costruiscono una realtà
a senso unico: dove i pentastellati vincono sempre e il cancro si
combatte con sale e canapa.
Finti scoop, scandali e cure miracolose
Sul web di Grillo storie dell’altro mondo.
DEI giornali non ci si può fidare,
avverte Beppe Grillo: sono scritti da «gossipari e pennivendoli».
Della televisione nemmeno, perché la fanno «i servi dei partiti».
E guai a credere ai giornalisti, «leccaculo, schiavi e trombettieri
del sistema». E se avesse ragione lui? Se davvero l’unica fonte
libera, democratica e credibile fosse la Rete, il mitico non-luogo
della contro-informazione pentastellata?
Lasciamoci cogliere dal dubbio e
andiamo a guardare com’è diverso il mondo raccontato da Grillo.
Scopriamo come lo vedono ogni giorno quelli che credono in lui e solo
di lui si fidano. Clicchiamo sul suo blog. Scorriamo il suo account
Facebook. Leggiamo cosa raccontano i siti di Casaleggio padre
(«Tze-Tze») e di Casaleggio figlio («La Fucina »), che insieme a
«La Cosa» (la web-tv del Movimento) sono agganciati al portale di
Beppe- Tze-Tung.
Ebbene, chi indossa gli occhiali
colorati di Grillo scopre subito un mondo fantastico. Un mondo nel
quale si racconta la lotta del Bene contro il Male, attraverso le
mirabolanti avventure di un manipolo di coraggiosi paladini del
popolo. Un mondo dove ogni giorno il nemico numero uno — Matteo
Renzi, al momento — viene «smascherato», «svergognato»,
«sbugiardato», «sputtanato», «distrutto» e al tramonto viene
puntualmente dichiarato «finito». Un mondo nel quale vengono
rivelate le notizie che i giornali nascondono e la televisione
censura. Un mondo, insomma, dove non ci si annoia mai, dove gli scoop
piovono a grappoli, dove c’è sempre una verità appena scoperta,
uno scandalo appena svelato, un furbacchione appena stanato per
alimentare la giusta rabbia contro la casta del militante a cinque
stelle.
La politica, naturalmente, è
l’argomento principe. E’ da lì che ogni giorno, anzi ogni ora
arrivano tante buone notizie. Tutte contro Renzi, contro il governo,
o contro la casta (che poi sono la stessa cosa, no?). Grillo è
attivissimo, più su Facebook e su Twitter che sul suo blog. Ma cosa
scrive? Ecco qui. «Renzi incastrato da un deputato 5 stelle.
Preparatevi al peggio. Guardate cos’ha scoperto. Vergogna!». Non
c’è che dire, il titolo mette appetito. Quale colossale imbroglio
sarà stato svelato? Clicchiamo subito, ma troviamo solo la lista dei
consulenti del governo, tra i quali un grillino siciliano ha scoperto
nientemeno che il figlio di un ex consigliere comunale di Agrigento.
Una «rivelazione » che per Grillo «incastra» il presidente del
Consiglio.
Non basta? C’è dell’altro. «La
prova che inchioda Renzi. Il video che nessun Tg vi farà mai
vedere». Vediamolo immediatamente, questo video clandestino: dovesse
cadere il governo, sapremo perché. Ah, è solo un’intervista della
Gruber, vecchia di due anni, in cui il premier diceva di voler
eliminare il finanziamento ai partiti e quello all’editoria: è la
prova, tuona oggi Grillo, che copiava il nostro programma!
«Inchiodato», ovviamente.
Ce n’è anche per gli altri, si
capisce. Post di Tze-Tze: «La rivelazione della Lorenzin in diretta.
Sconcertante. Ecco cos’è successo alle elezioni europee». Hanno
fatto i brogli? Hanno bruciato le schede di Grillo? No, la
«rivelazione » del ministro (di quattro mesi fa) si rivela acqua
fresca: «La mia è una candidatura di servizio». Tutto qui? Sì,
tutto qui. Ancora: «L’onorevole vuota il sacco in diretta tv. Una
confessione sconcertante. Guardate cos’è successo». Ma certo che
guardiamo. E vediamo Andrea Romano (Scelta Civica) che dice: «Prima
di entrare in Parlamento io lavoravo». Già: insegnava storia
contemporanea a Tor Vergata. E lo sconcerto? Lo spiega il commento a
lettere maiuscole: «Adesso quindi non fai una mazza?».
I post di Grillo (e del clan
Casaleggio) urlano sempre la notizia, o quella che si presume sia
tale. «Vergognoso!». «Rimarrete scandalizzati! ». «E’
imbarazzante!». «Scandaloso!». «E’ finita!». «Non ne possiamo
più!». «Vergogna!». E’ una raffica di segnali d’allarme che
vengono ripetuti due, tre, dieci volte fino a raggiungere tutti i
seguaci di Grillo (un milione 687 mila su Facebook e un milione 510
mila su Twitter, più gli habitué del suo blog) ai quali viene poi
dato il compito di diffondere il Verbo, per beffare — è chiaro —
la censura della Casta. «Tutti devono sapere ». «Condividi». «Fai
girare». «Massima diffusione». «Diffondi ».
Oltre a sparare sul nemico, la catena
di sant’Antonio della «controinformazione » grillina serve a
rendere leggendarie le gesta dei coraggiosi cavalieri pentastellati,
i quali vincono tutti i duelli e battono qualunque avversario. Anzi,
lo asfaltano. «Di Maio asfalta deputato Pd in diretta». «Taverna
asfalta la Picierno». «Di Battista asfalta il candidato Pd».
«Morra asfalta Zucconi». «Giarrusso asfalta la Moretti». E
naturalmente, ogni due per tre, «Grillo asfalta Renzi». Chi si
prende la briga di guardare i video scopre che in realtà si tratta
quasi sempre di uno dei tanti botta-e-risposta a un talk show o di un
vivace intervento in aula, ma con un piccolo, decisivo accorgimento:
le risposte dell’ «asfaltato» vengono puntualmente tagliate.
Asfaltate pure quelle. Ma è roba di prima qualità per la galassia
dei Cinquestelle, i mille siti dei meetup, dei gruppi parlamentari,
dei consiglieri regionali e comunali che alimentano tutti la leggenda
dei Cavalieri Asfaltatori. Ed è proprio sulla viralità, la
propagazione a ritmi geometrici, che punta il sito di Casaleggio,
«Tze Tze». Affiancando alla politica — nella colonna destra del
sito beppegrillo.it — le notizie sulla vita quotidiana,
«selezionate da siti rigorosamente solo online» per promuovere
finalmente «l’informazione indipendente in Rete». Ma sì, basta
con le notizie filtrate dal Potere. Ecco una cascata di scoperte
miracolose. Come «i dieci vantaggi di avere il seno piccolo » (il
sesto è che «puoi guardare il pavimento»). Oppure «la macchia
nera che ha spiazzato gli scienziati» (un banco di acciughe al largo
di San Diego). O ancora «l’attività che per le donne è più
eccitante del sesso» (acquistare un paio di scarpe). Non si parla
della misteriosa lavatrice che smacchia senza detersivo, annunciata
da Grillo vent’anni fa, però c’è «l’incredibile scoperta»
di un vasaio indiano: un frigo in terracotta che, pensate, «funziona
senza corrente ». Poi ci sono tante notizie fresche, tutte
rigorosamente censurate dai media ufficiali, per chi ha una malattia
grave. «Come distruggere le cellule tumorali», per esempio (la
risposta è «iniezioni di sale»). «Ecco l’alimento che combatte
il cancro» (il succo di melograno!). C’è persino un’intervista
all’uomo che «ha curato il cancro con la canapa». «Fate girare »
ripetono ossessivamente i titoli. E intanto, con i clic, aumentano
esponenzialmente anche gli introiti pubblicitari: nel 2013 la
“Casaleggio Associati” ha quasi raddoppiato il fatturato, da 1,2
a 2 milioni di euro.
Federico Mello, che da anni studia il
web (e ne ha raccontato i meccanismi nel suo bel libro, «Un altro
blog è possibile»), spiega il trucco: «I social media della
galassia Grillo riescono a indurre nei lettori una sorta di ipnosi: è
impossibile resistervi, è impossibile non cliccare. Così il lettore
si ritrova dirottato verso un simil-articolo che, oltre a non
contenere quanto promesso dal titolo, serve a spacciare la verità
univoca del Movimento. La menzogna, la disinformazione, l’ingiuria
arrivano così a un pubblico sterminato, di gran lunga superiore a
quello raggiunto dalle testate professionali ».
Alla fine della navigazione nella Rete
pentastellata, perciò, si scopre che tutto questo abilissimo
cocktail di tweet, fotomontaggi, slogan e finti scoop serve a tenere
in piedi non la piattaforma orizzontale promessa da Grillo ai suoi
apostoli, ma una potente arma di persuasione di massa — «una clava
verticale», la definisce Mello — che ha un solo obiettivo, nel
mondo reale: totalizzare più clic, per fare più soldi, per avere
più voti.
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