lunedì 18 agosto 2014

«Eterologa, le Regioni possono dare il via 
ma io spero aspettino».

Corriere della Sera 17/08/14
Andrea Garibaldi

Un favore ai cattolici, al Vaticano, alle parrocchie? Un favore del ministro della Salute, la cattolica Beatrice Lorenzin, e del presidente del Consiglio, il cattolico Matteo Renzi? Sulla fecondazione eterologa circola innanzitutto questa spiegazione.

«Non è così — risponde Lorenzin —. La sentenza della Corte ci impone di applicare subito l’eterologa in Italia, ma noi abbiamo il dovere di fare in modo che tutto avvenga nella massima sicurezza, evitando tragedie. Le Regioni possono autorizzare i loro centri a operare, ma io auspico che attendano il varo di una legge nazionale».

La Corte costituzionale ha stabilito che in Italia si possa fare fecondazione assistita anche se ovuli o spermatozoi non appartengono alla coppia. Il ministro Lorenzin ha preparato un decreto con le regole «di sicurezza». Il premier Renzi ha detto che, trattandosi di temi etici, era meglio lasciare il tema al Parlamento. Lorenzin e colleghi hanno convenuto. Poi, il ministro Lorenzin ha detto che sarebbero stati eseguiti severi controlli sulle strutture che avessero avviato l’eterologa prima della legge. A quel punto, il presidente della Corte costituzionale ha ribadito che, in base alla sentenza, l’eterologa era effettuabile da subito. Infine il ministro, su indicazione di Renzi, ha stabilito di non mettersi di traverso rispetto alla Corte e spiega qui la situazione attuale, che interessa novemila coppie italiane in attesa presso i 348 centri italiani pubblici e privati per la procreazione assistita e le ventimila coppie italiane dirette verso Stati Uniti, Spagna e Paesi dell’Est.

Ministro Lorenzin, il suo decreto sarebbe entrato subito in vigore. Affidarsi al Parlamento, dove questo tema crea alleanze trasversali, sposterà molto in là l’applicazione della fecondazione eterologa in Italia.
«Penso che in Parlamento siano tutti coscienti del dettato della Corte costituzionale. I capigruppo hanno avuto il testo di quello che doveva essere il mio decreto. Confido in una fase legislativa rapida, che si concluda, al massimo, entro gennaio 2015».

Migliaia di coppie in attesa non saranno contente. I tempi del Parlamento sono obiettivamente imprevedibili.
«Lo capisco, ma vorrei dire a queste coppie che è meglio attendere qualche mese per una legge equilibrata piuttosto che affrontare problemi in un secondo momento, problemi che possono diventare veri e propri drammi».

Drammi?
«Per rendere sicura l’eterologa si deve recepire la direttiva europea sui test genetici dei donatori. Si deve realizzare, con un Registro nazionale dei donatori, la tracciabilità dei gameti (ovuli o spermatozoi). Significa avere la possibilità, in caso di un incidente di natura sanitaria, di poter risalire direttamente agli altri gameti del donatore portatore di una malattia genetica (senza renderne pubblica l’identità), per evitare che nascano altri bambini malati».

Quali incidenti di natura sanitaria?
«C’è stato un caso in Danimarca: da una partita di gameti sono nati 99 bambini affetti da una gravissima malattia denominata “Elephant man”. Non era prevista in quel Paese nessuna tracciabilità e non si è potuto eliminare i gameti “malati”. Ma la tracciabilità è importante anche nel caso in cui il nascituro abbia necessità, per grave pericolo di vita, di avere bisogno di cellule, tessuti, organi compatibili. Un’altra questione è come evitare l’“effetto Abramo”».

Effetto Abramo?
«Nel decreto io avevo posto il limite massimo di dieci famiglie per donatore onde evitare, appunto, l’“effetto Abramo”, cioè che nascano, da uno stesso donatore, centinaia di fratelli. Si dovrebbero poi stabilire età minima e massima dei donatori e la gratuità delle donazioni (negli Stati Uniti sono pagate, al minimo, 3.500 dollari)».

L’eterologa, secondo lei, dovrebbe svolgersi negli ospedali e nei centri pubblici?
«L’eterologa deve essere inserita nei Livelli essenziali di assistenza, gratuita o con ticket. Per questo ci sono già dieci milioni di euro a disposizione. L’eterologa deve essere resa accessibile a persone che non hanno la possibilità economica per interventi che all’estero costano fra i 3.500 e i 20 mila dollari».

Le Regioni però possono cominciare anche senza aspettare la legge?
«Le Regioni possono autorizzare i Centri per la procreazione assistita a operare secondo i criteri che stabiliscono in autonomia. Ognuno si assume le sue responsabilità, poiché cominciare subito non risolve, come ho detto, una serie di problemi. Inoltre, se molte famiglie ora andassero in Toscana per l’eterologa, chi pagherà? Ho dubbi che possano farlo le Asl di provenienza in modo omogeneo».

Le questioni che riguardano il colore della pelle o degli occhi non c’erano nel suo decreto.
«Ho sempre pensato che le decisioni sugli aspetti etici spettassero al Parlamento. Io naturalmente sono contraria al supermarket dei figli: su diversi famosi siti internet ci sono book dove scegliere non solo colore dei capelli e degli occhi ma anche la religione del donatore e altre caratteristiche fisiche, con tanto di foto. Altri nodi da sciogliere: in quale modo e a che età informare le persone nate da eterologa? E ancora: permettere l’accesso all’identità del proprio genitore biologico, come previsto in molti Paesi europei al compimento del venticinquesimo anno di età?».



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