venerdì 8 agosto 2014

Draghi chiede riforme. Renzi fa la prima: il senato si cancella

Francesco Lo Sardo 
Europa  

A palazzo Madama ieri sera approvati tutti gli articoli, stamane il voto finale (con il premier in aula). Novità sui referendum. I grillini, isolati, attaccano ancora Grasso. Il premier: «Il Governatore dice cose sacrosante»


Palazzo Madama ha proceduto ad oltranza. E con anticipo rispetto alla tabella di marcia, ieri, in serata sono stati approvati gli ultimi articoli della legge Boschi. Stamattina le dichiarazioni di voto e il voto finale sulla riforma del senato: con cui si celebra il funerale solenne del barocco sistema del bicameralismo perfetto. Una riforma che dimezza i tempi di operatività nel farraginoso rapporto governo-parlamento, che ha fatto dell’Italia il fanalino di coda europeo in tema di tempismo legislativo.
Col contorno della bagarre di M5S, il senato ieri ha tra l’altro detto sì alle nuove norme su referendum e leggi di iniziativa popolare, il federalismo fiscale, i poteri sostitutivi del governo, i giudici costituzionali, il procedimento legislativo. E al taglio agli stipendi degli amministratori regionali che non potranno superare quelli dei sindaci.
Riforma del senato, dunque, ma non soltanto.
Già perché proprio nel giorno del duro richiamo da Francoforte di Mario Draghi a far presto con le riforme nel vecchio continente che arranca («Per i paesi dell’Eurozona è arrivato il momento di cedere sovranità all’Europa per quanto riguarda le riforme strutturali», dice il Governatore per metter la mordacchia a ritardatari e frenatori) l’Italia dà un colpo di acceleratore alle sue “modernizzazioni”.
Ieri le commissioni del senato hanno licenziato in un baleno il ddl competitività arrivato dalla camera che otterrà il semaforo verde del senato in tarda serata. Nel frattempo Montecitorio ha approvato definitivamente la riforma della pubblica amministrazione: «E adesso sotto con i decreti attuativi», ha twittato Matteo Renzi, incassando soddisfatto l’assist di Draghi che sprona a mettere il turbo alle riforme strategiche ed urgenti. «Sono totalmente d’accordo con Draghi: è sacrosanto quello che dice», sottolinea Renzi a In Onda, su La7.
«Uno dei componenti del basso Pil italiano è il basso livello degli investimenti privati dovuto all’incertezza sulle riforme, un freno molto potente che scoraggia gli investimenti», spiega il governatore della Bce. Per altro verso «i paesi che hanno fatto programmi convincenti di riforma strutturale stanno andando meglio, molto meglio di quelli che non lo hanno fatto o lo hanno fatto in maniera insufficiente».
«Ha ragione», risponde il Pd da Bruxelles con Simona Bonafè, che rilancia: «Massimo della flessibilità nel patto di stabilità e riforme strutturali. Il governo Renzi su lavoro e Pa percorre questa strada. Dal consiglio europeo attendiamo una forte spinta alla crescita e sostegno ai paesi impegnati a varare interventi importanti». Sostegno ai paesi come l’Italia, impegnati a far presto. Perché, ripete il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, «ora la velocità delle riforme è tutto».

Nessun commento:

Posta un commento