A palazzo Madama ieri sera approvati tutti gli articoli, stamane il
voto finale (con il premier in aula). Novità sui referendum. I
grillini, isolati, attaccano ancora Grasso. Il premier: «Il Governatore
dice cose sacrosante»
Palazzo Madama ha proceduto ad oltranza. E con anticipo rispetto
alla tabella di marcia, ieri, in serata sono stati approvati gli ultimi
articoli della legge Boschi. Stamattina le dichiarazioni di voto e il
voto finale sulla riforma del senato: con cui si celebra il funerale
solenne del barocco sistema del bicameralismo perfetto. Una riforma che
dimezza i tempi di operatività nel farraginoso rapporto
governo-parlamento, che ha fatto dell’Italia il fanalino di coda europeo
in tema di tempismo legislativo.
Col contorno della bagarre di M5S, il senato ieri ha tra
l’altro detto sì alle nuove norme su referendum e leggi di iniziativa
popolare, il federalismo fiscale, i poteri sostitutivi del governo, i
giudici costituzionali, il procedimento legislativo. E al taglio agli
stipendi degli amministratori regionali che non potranno superare quelli
dei sindaci.
Riforma del senato, dunque, ma non soltanto.
Già perché proprio nel giorno del duro richiamo da Francoforte di
Mario Draghi a far presto con le riforme nel vecchio continente che
arranca («Per i paesi dell’Eurozona è arrivato il momento di cedere
sovranità all’Europa per quanto riguarda le riforme strutturali», dice
il Governatore per metter la mordacchia a ritardatari e frenatori)
l’Italia dà un colpo di acceleratore alle sue “modernizzazioni”.
Ieri le commissioni del senato hanno licenziato in un baleno il ddl
competitività arrivato dalla camera che otterrà il semaforo verde del
senato in tarda serata. Nel frattempo Montecitorio ha approvato
definitivamente la riforma della pubblica amministrazione: «E adesso
sotto con i decreti attuativi», ha twittato Matteo Renzi, incassando
soddisfatto l’assist di Draghi che sprona a mettere il turbo
alle riforme strategiche ed urgenti. «Sono totalmente d’accordo con
Draghi: è sacrosanto quello che dice», sottolinea Renzi a In Onda, su La7.
«Uno dei componenti del basso Pil italiano è il basso livello degli
investimenti privati dovuto all’incertezza sulle riforme, un freno molto
potente che scoraggia gli investimenti», spiega il governatore della
Bce. Per altro verso «i paesi che hanno fatto programmi convincenti di
riforma strutturale stanno andando meglio, molto meglio di quelli che
non lo hanno fatto o lo hanno fatto in maniera insufficiente».
«Ha ragione», risponde il Pd da Bruxelles con Simona Bonafè, che
rilancia: «Massimo della flessibilità nel patto di stabilità e riforme
strutturali. Il governo Renzi su lavoro e Pa percorre questa strada. Dal
consiglio europeo attendiamo una forte spinta alla crescita e sostegno
ai paesi impegnati a varare interventi importanti». Sostegno ai paesi
come l’Italia, impegnati a far presto. Perché, ripete il ministro
dell’economia Pier Carlo Padoan, «ora la velocità delle riforme è
tutto».
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