Corriere della Sera 05/10/14
Fabrizio Roncone
Prima di cominciare l’intervista con
l’imprenditore Alfredo Romeo (risponde al telefono, da Londra) è
opportuno riepilogare le motivazioni con cui la Corte di Cassazione
ha assolto tutti gli imputati del caso «Global Service» che, sei
anni fa, squassò Napoli e il suo municipio.
«Vuoto
probatorio». «Deduzioni generiche, perché enunciate e non
dimostrate». «Azioni penali mai esercitate» di un’impresa che
chiede legittimamente informazioni sull’appalto per il manto
stradale della città a pubblici amministratori, i quali tali
informazioni poi forniscono, «violando il dovere di imparzialità»,
ma senza rivelare segreti.
L’inchiesta, fondata su «fatti che
non sussistono», ebbe risvolti tragici. L’ex assessore Giorgio
Nugnes si suicidò. In arresto altri quattro ex assessori della
giunta che all’epoca era guidata da Rosa Russo Iervolino (Felice
Laudadio, Enrico Cardillo, Giuseppe Gambale e Ferdinando Di Mezza);
manette anche per l’ex Provveditore alle opere pubbliche Mario
Mautone e — appunto — per l’imprenditore Alfredo Romeo.
Il
colloquio con Alfredo Romeo inizia con il ricordo dei suoi 79 giorni
di carcere preventivo.
( Suggerisce uno sforzo d’immaginazione:
Poggioreale, la cella di due metri per tre. Tanfo di urina. Di
sudore. Pareti gonfie di umidità. Altri cinque reclusi. Quello
accusato di crimini orribili che gli regala una mela. L’ergastolano
con le gambe a penzoloni dal letto a castello che sorride, lanciando
lo sguardo oltre le sbarre della finestra ).
«La prima
settimana fui travolto dalla rabbia. Poi, mentre la rabbia stava per
tramutarsi in depressione, una mattina mi svegliai con un pensiero
forte e preciso: io sono innocente e lo dimostrerò. Così cominciai
a leggermi le carte del processo, gli atti, finché non mi arrivò la
sentenza del tribunale del Riesame, che aveva negato la mia
scarcerazione. Fra i suoi membri, e relatore della sentenza, c’era
un certo Luigi de Magistris...».
I toni di de Magistris furono
durissimi.
«Mi accorsi subito che già ragionava da
politico...».
Continui.
«Non c’era una sola riga di
diritto, in ciò che aveva scritto su di me. Eppure, come giudice
della Libertà, avrebbe dovuto almeno intravedere “il vuoto
probatorio” che accerta oggi la Cassazione. Niente: usò il mio
caso per fare propaganda politica. Poco dopo, se ben ricordo, si
candidò alle Europee».
Luigi de Magistris, detto Giggino ‘a
manetta , acclamato da folle eccitate.
«Il giustizialismo teorico
è stato il suo spot politico... oggi si sente vittima dei
procedimenti giudiziari in cui è incappato, mentre ieri... Però,
no, aspetti: io credo che il guaio più grosso di de Magistris sia la
condanna, definitiva, che ha emesso la città di Napoli nei suoi
confronti: è stato un cattivo sindaco, punto. E lo dico da
napoletano che vive a Napoli e da primo contribuente della città, da
imprenditore con 1.500 dipendenti e con un indotto che dà lavoro a
circa altre 27 mila persone. Parlo da napoletano che vede Napoli
governata da un personaggio che non ha alcuna visione
politica...».
Si potrebbe intuire, nelle sue parole, un
comprensibile desiderio di rivalsa...
«O di vendetta. Ma non è
così. Giuro che non è così».
Può giurare, tuttavia...
«Beh,
è evidente che de Magistris con me si comportò male, commettendo un
errore grave, gravissimo. Però io voglio andare oltre e considerare
che questa sentenza della Cassazione, in fondo, è anche una
buonissima notizia per il Paese: perché se è vero che ci sono
magistrati che sbagliano, è altrettanto vero che c’è poi pure una
magistratura che garantisce tutti».
Sei anni per arrivare ad
accertare la verità sono tanti.
«Un tempo pazzesco. La mia
azienda, se non fosse stata più che solida, sarebbe potuta fallire.
Penso a un imprenditore americano che magari stava ipotizzando di
venire a fare un po’ di business in Italia: dovesse leggere questa
nostra intervista, rimarrebbe terrorizzato e, temo, andrebbe ad
investire altrove».
Il Foglio di Giuliano Ferrara pubblica un
commento alla sua vicenda e lo titola in modo eloquente: «Ma chi
risarcirà Romeo?».
«Penso che esattamente come paga il medico
che sbaglia, o l’ingegnere che fa crollare un ponte, forse è
giunto il momento che anche per i magistrati sia contemplata la
responsabilità civile. Aggiungo che mi sembra ormai inevitabile la
separazione delle carriere. Parlo da ex imputato: ma tra pm e giudici
c’è certamente un rapporto diverso da quello che si instaura tra
imputato e giudici».
Un pensiero per l’assessore Giorgio
Nugnes, che si tolse la vita.
«Povero Nugnes, non ebbe la forza di
resistere al processo mediatico... Povero Nugnes...».
(Al
termine del colloquio, Alfredo Romeo ha spedito via e-mail un suo
piccolo promemoria: «In attesa di iniziare l’intervista, avevo
cercato di riordinare le idee... Controlli se abbiamo detto tutto.
Accerti se su de Magistris siamo stati abbastanza chiari...»).
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