Corriere della Sera 14/10/14
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Sottosegretario alla presidenza del
Consiglio, Graziano Delrio, il lavoro sulla manovra è concluso?
«Siamo quasi pronti, dobbiamo mettere
a punto gli ultimi dettagli, ma posso già dire che questa legge di
Stabilità da 30 miliardi ha un approccio radicalmente nuovo. Il
Paese ha bisogno di uno choc, di un atto di coraggio per tornare a
crescere. Porteremo questa manovra in Europa senza timori».
Possiamo raccontarla? Partiamo dalla
spending review: è tornata a essere da 16 miliardi come l’aveva
delineata il commissario Cottarelli?
«Parte dei 16 miliardi di cui si parla
verranno dalla lotta all’evasione fiscale».
L’inversione
del pagamento dell’Iva?
«Non solo, anche la riduzione dei
premi sui giochi. Nel complesso contiamo di ricavarne circa 3
miliardi».
Quanto varrà la stretta
sull’acquisto di beni e servizi?
«È un lavoro che abbiamo già
impostato con il decreto legge 66. Anche qui possiamo parlare di
tagli per 3 miliardi».
Il resto verrà da tagli di
ministeri, Regioni e Comuni?
«Esattamente. Ma l’apporto dei
Comuni sarà ridotto perché hanno già l’obbligo di pulire i loro
bilanci».
Era atteso un riordino delle agevolazioni fiscali e un
taglio degli incentivi alle imprese.
«È un’operazione complessa
che abbiamo deciso di affidare a un successivo lavoro più
puntuale».
Passiamo alla parte delle spese. Il premier ha
parlato di un taglio di tasse mai realizzato prima da 18 miliardi.
Come ci si arriva?
«Mantenendo tutte le promesse fatte
agli italiani: confermiamo, rendendoli strutturali, sia il bonus da
10 miliardi in busta paga sia il taglio dell’Irap che anzi andiamo
a rafforzare con una spesa complessiva sull’anno di 6,5 miliardi,
concentrandolo sul costo del lavoro, come ci aveva chiesto
Confindustria. A questo aggiungiamo un bonus per gli imprenditori che
assumono a tempo indeterminato».
Verranno confermati il bonus energia
e quello per le ristrutturazioni?
«Si, sono tra le misure che hanno
ottenuto i risultati migliori».
Il Tfr andrà in busta paga?
«Quest’operazione non è nella
Stabilità, abbiamo tempo per approfondire il tema, sapendo che in
ogni caso si tratterebbe di una scelta volontaria del lavoratore e
che la misura non dovrà portare deficit di liquidità alle
imprese».
La manovra è finanziata per 11,5 miliardi in
deficit.
«È una manovra con un approccio radicalmente nuovo:
vogliamo mettere denaro nelle tasche degli italiani in maniera
stabile e ora tutti, anche gli imprenditori, sanno che protranno
contare su misure strutturali. Mi auguro che ora ognuno faccia la
propria parte».
Non si può negare che è in corso
un pressing sull’Italia perché cambi la manovra. Ci sono negoziati
in corso?
«No. L’Italia è un Paese che
rispetta i limiti e le regole, come quella del 3%. Abbiamo un avanzo
primario consistente e un abbattimento dei tassi d’interesse
importante. In soli sette mesi abbiamo messo in campo riforme che
hanno cambiato il Paese, anche dal punto di vista culturale. Tutti i
motivi di debolezza individuati nelle raccomandazioni dell’Ue sono
stati affrontati con riforme: dalla giustizia, alle istituzioni, dal
lavoro alla Pa».
Ma non abbiamo rispettato l’impegno di
ridurre il deficit strutturale.
«Ci aspettiamo che venga
riconosciuto il nostro sforzo: non si può dire che esistono margini
di flessibilità in base alle riforme realizzate e poi, se uno le fa,
non riconoscere quella flessibilità».
Le riforme non sono
ancora state realizzate.
«In questa nostra prima Finanziaria c’è
la riduzione delle tasse e quella delle spese, un vero e proprio
stimolo alla crescita. Abbiamo molto di più delle riforme».
E
se arrivasse la procedura d’infrazione, come la spiegherebbe agli
italiani?
«Gli italiani devono sapere che questo governo ha
davanti agli occhi la situazione reale del Paese: è il motivo per
cui agiamo in questo modo».
Banca d’Italia non esclude una
bocciatura in Europa.
«Quando facevo gli esami all’università
dicevo sempre: quando uno fa bene il suo mestiere non deve temere
nulla. Ecco, noi non temiamo nulla. L’Italia può farcela».
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