Corriere della Sera 03/10/14
P. D. C.
L’aria era pesante, dicono. Ma lo
scontro violentissimo andato in onda ieri all’ora di pranzo,
nell’ufficio di presidenza di FI, tra Berlusconi e Fitto ha
superato le aspettative anche dei più pessimisti.
Che l’ex
governatore della Puglia — con le sue critiche reiterate alla
selezione della classe dirigente azzurra e ad una linea troppo
schiacciata su Renzi — avesse da tempo portato il Cavaliere
sull’orlo di una crisi di nervi era fatto noto. Ma che i nervi a
Berlusconi saltassero in pubblico, davanti a 80 attoniti
parlamentari, tanto da portarlo ad alzarsi dal tavolo della
presidenza, a risalire l’emiciclo del Parlamentino di Palazzo
Grazioli e ad arrivare a mezzo metro da Fitto minacciandolo più e
più volte «io ti caccio, ti caccio, nomino i probiviri e ti caccio!
Sei figlio della vecchia dc, di un vecchio dc!», è stato troppo
oltre le righe per non preoccupare molti. E non costringere lo stesso
ex premier, in serata, a diffondere una nota quasi di scuse: «Ho
detto con franchezza a Fitto quello che penso, come un padre con un
figlio che commette errori. Non volevo offendere lui o la sua
famiglia».
E dire che c’erano pure le premesse per una
tregua. Dopo le polemiche per le indiscrezioni che volevano
Berlusconi a un passo dallo spazzare via la vecchia guardia in
un’operazione rinnovamento e pronto all’abbraccio con Renzi
sull’articolo 18, il leader azzurro aveva fatto due mosse
concilianti. La prima, la convocazione dell’organo del partito per
dire che «non voglio mandare via nessuno, ho stima di tutti voi».
La seconda, un documento di 4 pagine in cui si ribadiva l’intenzione
di tener fede al patto del Nazareno su riforme e legge elettorale, ma
si giurava che «siamo e saremo opposizione su tutto il resto».
Articolo 18 e legge di Stabilità compresa: «Non c’è mai stata
l’ipotesi di un soccorso azzurro», ha assicurato alla fine Paolo
Romani.
Un’apertura in fondo proprio sulla linea che i 35
dissidenti capeggiati da Fitto portano avanti anche in Parlamento,
con dichiarazioni e voti espliciti o segreti. Ma quando Berlusconi ha
chiesto di votare il documento (poi passato con i soli voti contrari
di Fitto e Capezzone) è cominciata a salire la tensione: «Serve il
dibattito prima», la protesta dei dissidenti. Berlusconi lo ha
concesso: ha chiesto opposizione dura lo stesso Capezzone attaccato
violentemente da Verdini perché «se fate saltare l’Italicum e ci
arriva il Mattarellum sarete responsabili della sconfitta e vi
impicco a un albero!».
Poi, Fitto. L’ex ministro tentava di
argomentare «gli errori che stiamo commettendo» e Berlusconi lo
interrompeva. Brutale il botta e risposta. «Se non sei d’accordo
su questa linea, vattene! Hai 300mila voti, fatti un partito tuo e
poi forse mi ci alleo!». «Non me ne vado, questo è il mio
partito». «Non devi permetterti di andare in tv, di farmi il
controcanto quotidiano: dai focus group risulta che ci hai fatto
perdere il 3-4% con le tue polemiche!»: «Ah, per colpa mia
perdiamo, non perché ci costringi a fare le dame di compagnia di
Renzi!». «Sei tu che stai dilaniando il partito, organizzi riunioni
segrete, io ti caccio!».
«Non puoi farlo, non hai gli
strumenti statutari e non esiste un motivo!». «Sei come Fini!»
«No, lui voleva abbattere il tuo governo!». «Sei come l’Ncd!».
«È il contrario, quelli ti dicevano sempre sì e poi ti hanno
fregato per restare attaccati alla poltrona!». «Stai portando i
metodi della peggiore politica democristiana in FI, sembri un parroco
di Lecce, sei figlio di un vecchio democristiano». E qui fitto ha
chiuso la tenzone: «Non sai di cosa parli...».
Finisce
malissimo, insomma, la «peggiore giornata di FI che io ricordi»
come dice un ex ministro. E se rompere per Fitto «non è nelle
cose», ricostruire sarà difficile. Forse impossibile.
Nessun commento:
Posta un commento