Corriere della Sera 24/10/14
Gian Guido Vecchi
«In Vaticano, da poco tempo, nel
Codice penale non c’è più l’ergastolo...». Quando Francesco
parla a braccio dice spesso le cose più notevoli: «L’ergastolo è
una pena di morte nascosta». Ieri ha rivolto a un gruppo di giuristi
una riflessione planetaria sul senso della giustizia penale e del
recupero, chiesto di «migliorare le condizioni carcerarie» contro
«il plus di dolore» dei «moderni campi di concentramento» come di
certe prigioni, e messo in guardia dalla «incitazione alla vendetta»
e dal «populismo penale»: «Si è affievolito il dibattito sulla
sostituzione del carcere con altre sanzioni penali alternative. Ogni
nuovo carcere esaurisce la sua capienza già prima di essere
inaugurato».
Francesco, tra l’altro, denuncia l’abuso della
carcerazione preventiva: «Quando in forma abusiva procura un
anticipo della pena, previa alla condanna, o come misura che si
applica di fronte al sospetto più o meno fondato di un delitto
commesso — costituisce un’altra forma contemporanea di pena
illecita occulta, al di là di una patina di legalità».
Ma
anzitutto parte dal «primato della vita e della persona umana»,
ricordando il Catechismo (2267) e la «condanna della pena di morte»
fatta da Wojtyla nella Evangelium Vitae (56), fino a scandire: «È
impossibile immaginare che oggi gli Stati non possano disporre di un
altro mezzo per difendere dall’aggressore ingiusto la vita di altre
persone».
Il Papa ricorda «l’uso che ne fanno i regimi
totalitari e dittatoriali per sopprimere la dissidenza politica o
perseguitare minoranze religiose e culturali». E poi ci sono «le
cosiddette esecuzioni extragiudiziali o extralegali, omicidi
deliberati commessi da alcuni Stati e dai loro agenti». Morale:
«Tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà sono chiamati oggi
a lottare non solo per l’abolizione della pena di morte, legale o
illegale che sia, ma anche per migliorare le condizioni carcerarie,
nel rispetto della dignità umana». Di qui la richiesta di
abolizione dell’ergastolo: Francesco, per parte sua, lo fece con il
Motu proprio dell’11 luglio 2013, sostituendolo con un massimo di
35 anni. A giugno la rivista dei gesuiti America Magazine rivelò che
aveva risposto a cinquecento ragazzi condannati negli Usa, da
minorenni, all’ergastolo: «Le loro storie e la loro richiesta che
questa forma di sentenza venga rivista alla luce della giustizia e
della possibilità di una riforma e riabilitazione mi hanno commosso
profondamente».
Bergoglio torna poi a parlare contro i corrotti
(per loro la pena «è come una rete che cattura solo i pesci
piccoli, mentre lascia i grandi liberi»), la tratta delle persone. E
la tortura «fisica e psichica» nell’universo carcerario. Un
venticinquenne di Bolzano si è ucciso mercoledì nel carcere di
Lucca, denuncia il sindacato polizia penitenziaria Sappe: «In sette
giorni i casi sono cinque, altro che emergenza superata».
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