Corriere della Sera 14/10/14
Luigi Accattoli
La «relazione dopo il dibattito» in
Sinodo — presentata ieri alla stampa — ha tre paragrafi sugli
omosessuali che segnano una novità nella storia della Chiesa
Cattolica: una novità di linguaggio più che di dottrina o di
governo, ma la lingua è decisiva nella storia delle fedi. Sono i
paragrafi 50-52 che stanno sotto il titolo «Accogliere le persone
omosessuali».
Di «accoglienza» parlava già il Catechismo
della Chiesa Cattolica (1992): la novità non è lì, ma nella
segnalazione che c’è del positivo negli omosessuali e anche nelle
loro «unioni». Questo non si era mai letto in un testo — seppure
provvisorio — lavorato in ambiente vaticano. Ecco come suona — o
balbetta — la nuova lingua della Chiesa: «Le persone omosessuali
hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana»; «Si
prende atto che vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al
sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partners
delle unioni omosessuali». Frasi simili le scrivevano i teologi e le
aveva dette il cardinale Martini, ma fino a ieri non erano mai
echeggiate nel recinto di San Pietro. È impossibile dire se
fioriranno o se andranno incontro a gelate e la stessa incerta
previsione vale per ogni altro capitolo del lavoro sinodale: siamo
alla metà di un primo tempo che ne avrà un secondo nell’anno di
consultazione che porterà da questo ottobre a quello del 2015,
quando si riunirà un più vasto Sinodo per tirare conclusioni che
saranno anch’esse provvisorie, in quanto destinate al Papa che ne
trarrà, in autonomia, qualche decisione.
«Il positivo nelle
unioni civili e nelle convivenze» sono intitolati altri quattro
paragrafi (36-39), comandati dalla stessa attitudine a cercare l’oro
ovunque si trovi. Dieci hanno il titolo: «Curare le famiglie ferite:
separati, divorziati non risposati, divorziati risposati» (40-49).
Papa Francesco ha rimesso in marcia la Chiesa di Roma che segnava il
passo da più di quattro decenni, bloccata dalle divisioni interne.
Il Sinodo segnala che negli episcopati era vasta l’attesa della
ripartenza.
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