CARMELO LOPAPA
La Repubblica14/10/14
D’Alì lascia l’Ncd. Altri due
sarebbero già pronti a seguirlo Berlusconi: Renzi tratti con noi. Il
premier: restiamo sicuri
«Ci sono belle sorprese in arrivo»
ripete adesso a tutti Silvio Berlusconi. Compiaciuto, convinto che
sia solo l’inizio, di aver aperto la breccia nella resistenza
dell’Ncd, l’opa su Angelino Alfano e i suoi è ufficialmente
partita. Il comunicato con cui Antonio D’Alì ufficializza il
ritorno a Forza Italia, in mattinata, segue la cena di Arcore di
domenica sera col leader dal quale in fondo il potente senatore
trapanese non aveva mai preso le distanze. Altri lo seguiranno.
«Forse uno, non più di due» prevedono i dirigenti del Nuovo
centrodestra sotto assedio. Si fa anche un nome, un altro senatore,
il calabrese Antonio Stefano Caridi, se il pressing dovesse andare a
buon fine potrebbe ufficializzare anche lui il passaggio entro la
settimana. Sembra essere più «a rischio» di altri, a sentire i
veritici Ncd. Gli altri sono quel drappello di 6-7, per lo più
campani, calabresi e siciliani i cui nomi erano circolati nei giorni
scorsi. Loro avevano diffuso il 3 ottobre un comunicato per
denunciare la “disinformatia” di stampo forzista e minacciare
querela contro chi avesse insistito nel tirarli in ballo: Piero
Aiello, Giovanni Bilardi, Massimo Cassano, Nico D’Ascola, Antonio
Gentile e Guido Viceconte.
La maggioranza al Senato si reggeva su
sette voti. Se a D’Alì si sommasse davvero un secondo e poi un
terzo, il travaso sarebbe comunque sufficiente a tenere sul filo la
coalizione di governo. Il premier Renzi sembra non darsene pensiero.
«Per ogni parlamentare che riescono a strappare ce ne sarà sempre
uno che viene con noi» ragionava ieri rassicurando i ministri più
preoccula pati. E forse non è un caso se poche ore dopo l’annuncio
di D’Alì la senatrice grillina Cristina De Pietro passava al
Misto. Anzi, il presidente del Consiglio va ripetendo ai suoi che
«c’è un gruppo di parlamentari di Forza Italia intenzionato ad
abbandonare Berlusconi per dar vita a un suo gruppo autonomo». E in
ogni caso, è il suo convincimento, «tutto questo dimostra come il
patto del Nazareno sia in piedi solo per le riforme». È il ministro
degli Interni Angelino Alfano a dormire sonni poco tranquilli. Non
tanto per le fughe, che magari saranno limitate a poche unità, ma
per il messaggio che passa, in un momento già poco felice in cui i
sondaggi assegnano al Nuovo centrodestra (con l’Udc) percentuali
tra il 2,6 e il 3 per cento. Per questo ieri mattina, quando è stato
chiamato da D’Alì per informarlo dell’esito della cena di Arcore
di domenica, la reazione è stata furente. È il segno della rottura
definitiva con Silvio Berlusconi e Forza Italia, d’altronde la
dichiarazione di guerra di Maria Rosaria Rossi (nessuna alleanza con
loro su scala nazionale) era stata il preludio, appena qualche ora
prima. Così, da Palermo, dove tiene gli stati generali del partito
siciliano attacca lo strappo deciso dai berlusconiani, dice che lo
rattrista, che «farà perdere e consegnare i moderati italiani a una
sconfitta definitiva e a una marginalità assoluta ». La conseguenza
immediata è che l’Ncd abbandona ormai del tutto il tavolo per le
alleanze di centrodestra alle Regionali che il responsabile Altero
Matteoli aveva convocato come nulla fosse. Giovanni Toti lo riapre
stasera, quel tavolo, con i soli amici della Lega e Fratelli
d’Italia.
Berlusconi saluta a tamburo battente il
ritorno di D’Alì con un comunicato ufficiale e a seguire tutti i
dirigenti del partito, è l’ordine di scuderia per convincere tutti
gli incerti alfaniani a compiere il percorso inverso. Che riesca
nella missione è tutto da di- mostrare nei prossimi giorni.
«Considerato il pressing che va avanti da mesi, se l’esito è
questo, se anche riuscissero a portarne via un altro, si può ben
parlare di una loro sconfitta — sostiene il coordinatore Ncd
Gaetano Quagliariello — Davvero singolare la figura alla quale
hanno dato vita, il traditor prodigo». Oggi Alfano terrà a rapporto
i gruppi di Camera e Senato di Forza Italia per serrare le file.
Proveranno a evitare ulteriori fughe.
D’Alì sembra che abbia ricevuto il
«mandato» da Arcore già da fine agosto con l’incarico di
riportare una mezza dozzina di parlamentari Ncd. E non a caso era
stato investito lui. Il rapporto ventennale con Berlusconi non è
solo politico ma personale, imprenditore anche D’Alì, è in una
delle sue residenze trapanesi che andava spesso a dormire l’ex
Cavaliere in Sicilia. La moglie Antonia Postorino, avvocato dal ’92,
è stata consulente o consigliere di tanti ministri e sottosegretari
di centrodestra succedutisi negli anni, da Gnudi a Castelli, dalla
Santelli alla De Girolamo sotto il governo Letta. In Forza Italia
però l’operazione non è stata indolore. Denis Verdini avrebbe
suggerito un passaggio dei transfughi dapprima al gruppo misto per
salvaguardare Renzi e riforme. Ha prevalso la linea di “guerra”
contro Angelino sponsorizzata da Mariarosaria Rossi. Berlusconi
stesso ha ormai optato per la prova muscolare con Alfano. L’obiettivo
non è far cadere il governo Renzi e andare al voto alla cieca, tanto
meno con Fi in caduta libera nei sondaggi. Piuttosto, tornare a
essere decisivo. «Presto saremo in grado di dettare noi le
condizioni sulle riforme e non solo» sosteneva ieri da Arcore prima
di ricevere Vladimir Luxuria (anche questa mossa in rotta con le
chiusure al mondo gay dell’Ncd). Il sogno è di tenere in piedi
governo e premier, ma per reggerlo e magari entrarci con suoi
ministri. Scenario escluso da Palazzo.
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