Corriere della Sera 30/10/14
Alessandra Arachi
Il Senato ieri mattina ha detto sì
alla legge sulla diffamazione, cancellando la pena del carcere per i
giornalisti condannati. Rimangono in piedi, tuttavia, multe piuttosto
salate, che arrivano anche fino a 50 mila euro in caso di
consapevolezza del falso da parte del giornalista.
Il testo di
legge, a distanza di un anno, tornerà all’approvazione dell’aula
di Montecitorio, proprio perché è stato modificato: a Palazzo
Madama ieri mattina ha ottenuto 170 sì e soltanto 10 no, ma ben 47
astenuti.
Un testo che, volendo, potrebbe subire modifiche alla
Camera, ma che intanto prevede modalità più severe per le procedure
di rettifica e varrà anche per le testate online.
Il nuovo
testo prevede che la rettifica dovrà essere pubblicata
gratuitamente, senza commento, senza risposte e senza titolo, con un
format ben preciso dove viene indicato che si tratta, appunto di una
rettifica di un dato articolo, con i riferimenti al titolo, alla data
e all’autore.
Vengono precisati nella legge anche i soggetti
che hanno titolo a veder pubblicata la rettifica, ovvero coloro «di
cui siano state pubblicate immagini o ai quali siano stati attribuiti
atti, o pensieri, o affermazioni da essi ritenuti lesivi della loro
dignità o contrari a verità».
Abolito il carcere per i
giornalisti (il caso era stato sollevato da Alessandro Sallusti per
un articolo pubblicato a suo tempo sul quotidiano Libero ), rimangono
in piedi le sanzioni pecuniarie fino a 10 mila euro se c’è
l’attribuzione di un fatto determinato e fino a 50 mila euro se c’è
la consapevolezza della falsità del fatto.
Nella legge c’è
anche un’apertura per il diritto all’oblio su Internet: recependo
una sentenza della Corte di cassazione del 2012 si stabilisce che
l’interessato può chiedere l’eliminazione dai siti Internet e
dai motori di ricerca dei contenuti diffamatori o dei dati personali
trattati in violazione della legge. In caso di rifiuto, un cittadino
può rivolgersi ad un giudice per ottenere la rimozione di immagini e
di dati.
Preoccupate le reazioni che arrivano dai sindacati dei
giornalisti. Tutti concordi nell’approvare l’abolizione del
carcere, sono altrettanto tutti d’accordo nel temere le sanzioni
pecuniarie così salate, quelle che la Fnsi, Federazione nazionale
della stampa, definisce «il bavaglino» per i giornalisti,
commentando così: «Pare proprio che non ci sia verso per fare una
legge che fino in fondo sorregga la libertà di stampa, il diritto
dei cittadini alla piena informazione senza condizionamenti
impropri».
Per l’Unci, l’Unione cronisti italiani, «il
testo del Senato non è toccasana e va migliorato», mentre per Enzo
Jacopino, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei
giornalisti «il Senato ha perso la grande occasione di tutelare il
diritto dei cittadini ad avere un’informazione libera, rispettosa
della verità e delle persone».
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