Corriere della Sera 10/10/14
Lorenzo Salvia
Visco:
lo
stipendio da 495 mila euro va ridotto.
«Non si muoveva nulla e ho deciso di
sparare il botto. Sapesse quanti colleghi mi stanno chiamando adesso,
vogliono tutti aggiungere la loro firma». Il senatore del Pd
Francesco Scalia, fede renziana dopo una lunga carriera negli enti
locali del Lazio, ha presentato un’interrogazione sugli stipendi
della Banca d’Italia.
Il documento, sottoscritto da 15
senatori pd e due di Ncd, ricorda che il governatore Ignazio Visco
guadagna 495 mila euro lordi l’anno, 100 mila in più del numero
uno della Banca centrale europea, 50 mila più del presidente
dell’americana Federal reserve. E che gli stipendi di tutto
l’istituto pesano per 747 milioni di euro l’anno. Qual è il
problema? Da qualche mese per gli stipendi della pubblica
amministrazione c’è un tetto: non più di 240 mila euro lordi
l’anno, come la busta paga del capo dello Stato. In punta di
diritto la regola non vale per la Banca d’Italia e il Parlamento,
organi autonomi, anche sugli stipendi. Ma pochi giorni fa sia Camera
che Senato, con molte resistenze interne, hanno approvato
«spontaneamente» un piano per il taglio degli stipendi. Non
solo.
Investita del caso dallo stesso istituto di via Nazionale,
la Bce ha fatto sapere che nel caso specifico il tetto di 240 mila
euro non richiede una «rigida osservanza» ma ha il valore di «norma
di indirizzo». Qualcosa conta, insomma. Così, il senatore Scalia e
gli altri firmatari dell’interrogazione hanno deciso di chiedere al
ministro dell’Economia se può verificare lo «stato di attuazione
della norma di indirizzo». Chiedono a Pier Carlo Padoan, perché le
interrogazioni parlamentari possono essere rivolte solo al governo.
Ma parlano a suocera perché nuora intenda. E in effetti qualcosa si
sta muovendo.
Dalla Banca d’Italia fanno sapere che la
questione delle retribuzioni è all’attenzione del consiglio
superiore, organismo interno che vigila sulla gestione. Non c’è
una seduta già fissata sull’argomento. Ma una decisione dovrebbe
arrivare presto e comportare un taglio non solo per i vertici:
governatore, direttore generale e vice, tutti abbondantemente sopra
il tetto dei 240 mila euro. Ma avere effetti a cascata anche sui
livelli dirigenziali più bassi, come appena fatto da Camera e
Senato. La palla è in mano ai tredici componenti del consiglio
superiore. Uno squadrone, almeno dal punto di vista giuridico. Tra
loro c’è anche l’ex presidente della Consulta Cesare
Mirabelli.
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