ROBERTO PETRINI
La Repubblica 4 febbraio 2015
Niente sconti per i reati fiscali di
Berlusconi, e nessun riflesso dunque sulla incandidabilità prevista
dalla legge Severino che «non sarà toccata» e che produrrà i suoi
effetti sull’ex Cavaliere. Il presidente del Consiglio Matteo
Renzi, intervistato a «Porta a porta» allude alla decisione
maturata definitivamente nelle ultime ore nel governo: la franchigia
del 3 per cento, che si materializzò nel contestato decreto della
vigilia di Natale e che portò al congelamento del provvedimento, non
sarà riproposta.
Renzi, superato lo snodo Quirinale,
torna anche a guardare alla fitta agenda economica dei prossimi due
mesi. Comincia a quantificare la ripresa che si sta concretizzando e
a scorgere il maggior gettito: «Se il Pil fosse dell’1 per cento
avremmo 8 miliardi in più di risorse», annuncia e ricorda che dal
1° marzo le aziende potranno assumere con le nuove norme del Jobs
act. Sollecitato sul nostro debito pubblico, reso d’attualità dal
vertice con Tsipras, replica che «è sostenibile e che con la
crescita diminuirà: non ci sono - assicura - manovre di
ristrutturazione del debito per l’Italia».
Volge lo sguardo anche alla scivolosa
questione della trasformazione delle banche popolari in spa dove la
maggioranza è spaccata: «Sono pronto alla fiducia, bisogna togliere
le banche popolari dalle mani dei signorotti locali, le grandi
popolari hanno snaturato il concetto di solidarismo cattolico».
Rispetto ai movimenti di borsa dei titoli di alcune banche investite
dal provvedimento taglia corto: «Se qualcuno ha speculato deve
pagare, la Consob indaghi ».
Tornando al «salva Berlusconi »,
Renzi ha negato che si sia trattato di una norma ad personam: «E’
una leggenda metropolitana, il principio è quello di escludere dal
penale le infrazioni marginali rispetto al totale del fatturato». Ed
ha aggiunto che la legge Severino non sarà toccata: di conseguenza
la sanzione accessoria della incandidabilità continuerà a produrre
i propri effetti.
Sul piano tecnico, in vista del
consiglio dei ministri del 20 febbraio (data annunciata al momento
del congelamento dallo stesso Renzi) che dovrebbe varare il decreto
attuativo della delega fiscale sulle depenalizzazioni, il vecchio
testo subirà una modifica sostanziale. Resterà la franchigia del 3
per cento per tutti i reati fiscali meno gravi (dalla omessa
dichiarazione alla dichiarazione infedele) ma non sarà introdotta
alcuna soglia per il reato di falsa fatturazione, quello per cui è
stato condannato Berlusconi.
Fare fatture false, come è noto, è il
reato più grave tra quelli fiscali ed è punito con la detenzione
fino a 6 anni, implica l’Iva dove l’Europa è assai attenta,
tanto è vero che fino ad oggi non è stata mai prevista una
franchigia. La questione sul piano tecnico è tuttavia ancora in
corso di perfezionamento e resterebbe in campo anche una ipotesi
subordinata: si tratterebbe di introdurre una franchigia per il reato
di falsa fatturazione minore del 3 per cento e con un tetto limitato:
anche in questo caso, si assicura, le soglie sarebbero tali da non
portare benefici all’ex Cavaliere. «E’ indubbio che bisogna
escludere le frodi documentali, ovvero le false fatturazioni, dalla
franchigia e porre anche un tetto massimo», ha insistito ieri il
sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti che tra i primi sollevò
la questione.
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