TOMMASO CIRIACO
La Repubblica 20 febbraio 2015
Giovedì 18 febbraio, ora di pranzo. In
una saletta riservata dell’enoteca Costantini, una delle più
eleganti del quartiere Prati, vede la luce la corrente dei
“catto-renziani”. Gli specchi della sala riflettono Angelo
Rughetti e Matteo Richetti, Lorenzo Guerini e Beppe Fioroni mentre
brindano alla nuova era, anche se il vero regista dell’operazione è
il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio. Il
documento programmatico è già pronto, mentre il battesimo della
componente arriverà subito dopo Pasqua con una mega convention. Se
tutto andrà come previsto, la cordata renziana arruolerà una
settantina di parlamentari. E sarà strumento prezioso per non
restare triturati sotto i colpi delle altre combattive fazioni dem,
dai Giovani turchi alle minoranze interne.
Il premier, naturalmente, è stato
informato delle mosse dei promotori e non le ha ostacolate. Lo
spirito dell’iniziativa è racchiuso nella bozza di documento
iniziata a circolare tra i vertici dem. «Oggi che il Pd guida il
governo e vive una stagione particolarmente feconda della propria
storia per il coraggio dimostrato nel promuovere la riforma del paese
e nell’interpretare il consenso degli italiani - si legge - è
indispensabile mantenere viva e vitale quella capacità di raccontare
il domani». Rafforzare e rilanciare il renzismo, dunque, senza
restare ingabbiati nel ruolo di schiacciabottoni governativi. Al
manifesto programmatico lavora Andrea Romano, spirito liberal e un
recente approdo nel Pd. È supportato da Simona Malpezzi, mentre a
coordinare l’operazione è Richetti. Quest’ultimo, nei mesi
scorsi, ha vissuto momenti di forte tensione con il premier, ma pochi
giorni fa ha avuto modo di incontrarlo per illustrare il progetto fin
nei dettagli.
Ma qual è il target di questa corrente
di renziani con parecchia Dc nel Dna? «La nostra proposta è di uno
spazio politico aperto - è scritto nel testo - rivolto a tutti gli
iscritti del Pd e a tutti coloro che pensano ancora che la politica
possa svolgere un ruolo determinante nella società e nelle
istituzioni territoriali e nazionali ». Non a caso, allora, della
partita potrebbero fare parte anche i veltroniani Walter Verini e
Andrea Martella e il lettiano Gianni Del Moro.
Il riconoscimento della centralità di
Renzi resta in ogni caso il punto di partenza di ogni ragionamento
del gruppo: «La sua leadership - si legge nel documento - è il
segno più chiaro di questa radicale apertura, all’insegna della
ricostruzione della nazione dopo decenni di retorica del declino ».
L’obiettivo è liberare energie nuove, schivando il rischio di
“soffocare” mentre si sostiene l’esecutivo: «Lavoriamo alla
progettazione del futuro accanto allo sforzo quotidiano per il
governo delle riforme e l’amministrazione locale».
Non tutti i renziani, però, sono
pronti ad aderire. Tra maldipancia e qualche veleno, c’è chi
ricorda che furono proprio Fioroni e Guerini, Richetti e Rughetti a
organizzare la cena dei sessantadue dem, dalla quale uscì fuori il
nome di Sergio Mattarella, sbarrando la strada al “candidato del
Nazareno” Giuliano Amato. Di certo c’è che da oggi il puzzle
correntizio del Pd è ancora più difficile da risolvere.
Nessun commento:
Posta un commento