Riccardo Imberti
Il dado è tratto....il signor Landini
ha dichiarato (e poi smentito) di candidarsi in politica per
contrastare Renzi. Nella storia politica del nostro Paese non è il
primo. Negli anni tanti sono stati i dirigenti sindacali che hanno
imboccato la strada della politica e a parte qualche raro caso, non
ricordo di risultati eccellenti riguardo al consenso e non solo.
Quella di Landini quindi non è una novità.
Cos'ha fatto il Landini finora? E'
andato in piazza ed nei salotti televisivi, a dire quello che deve
e non deve fare il governo su quasi tutto. Ora, forse, (vista la
polemica con Travaglio di queste ore), la cosa la vuole portare più
a fondo, senza però avere il coraggio di confrontarsi nelle urne e
preferisce stare in una cosa indefinita, a largo raggio, credendo di
avere grande seguito. Dice Landini in un passaggio della sua
intervista al Fatto Quotidaino: "Il sindacato si deve porre il
problema di una coalizione sociale più larga e aprirsi a una
rappresentanza anche politica. ....Dobbiamo rivolgerci a tutto ciò
che è rappresentanza sociale, non solo i lavoratori. C’è tutto un
mondo che si deve porre il problema di come affrontare questo nuovo
quadro". A dire il vero ciò che è avvenuto nei giorni scorsi a
Melfi con il 2,8 per cento di adesione allo sciopero e a Pomigliano
pochi giorni prima, con 5 adesioni allo sciopero della Fiom, contro i
tre sabato di straordinari previsti nello stabilimento campano, non
va nella direzione sperata dal novello Masaniello. Sicuramente ha
giocato la paura della crisi nell'esito, ma come non vedere che
i tempi e i modi del lavoro sono profondamente cambiati e il Jobs Act
ne sancisce la presa di coscienza e a questi si adatta, non cambia
perciò una realtà attuale, ma prende atto del cambiamento epocale
del mondo del lavoro.
Landini prescinde da tutto ciò e sa,
che in questi anni, persone sconosciute sono diventate famose grazie
ai salotti televisivi di Santoro e Floris, Polverini docet. In
effetti vi è una smaniosa ricerca anche da parte dei talk-show di
figure da contrapporre a Renzi, ma anche queste trasmissioni non
paiono riscuotere il consenso di qualche tempo fa.
Un amico in questi giorni mi chiedeva
se non era il caso di riprendere i temi della giustizia sociale,
della questione legata alle disparità di trattamento economico tra
fasce di popolazione. Vedere che c'è chi non riesce arrivare a fine
mese e chi ha stipendi 4/500 volte superiori a un salario medio,
effettivamente fa arrabbiare. Il sindacato dovrebbe impegnarsi nel
formulare proposte capaci di colmare questo gap insopportabile e
uscire da atteggiamenti conservativi che rischiano di marginalizzare
il suo ruolo, soprattutto in una stagione di profondi cambiamenti.
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