Corriere della Sera 02/02/15
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Diamo a Guerini quel che è di
Guerini?
«Nessun merito, l’idea di Mattarella è di Renzi.
Abbiamo eletto alla quarta votazione, come ci eravamo prefissati, una
figura prestigiosa, saggia e autorevole, riscattando le pagine del
2013 sia come Parlamento, sia come Pd».
Vicesegretario, la
ferita dei 101 è chiusa?
«Si è rimarginata e credo lo si debba
al lavoro di capacità e intelligenza che ha condotto Renzi e che è
stato poi sostenuto da tutto il Pd».
Enrico Letta ha
sottolineato il ruolo di Bersani, che «ha giocato per il Paese e non
per se stesso».
«Non personalizzerei. Tutto il partito e tutto il
gruppo dirigente hanno ben lavorato per costruire la massima unità
accompagnando il lavoro più importante, che è stato compiuto da
Renzi. Se traduciamo questo passaggio dentro le dinamiche interne del
Pd rischiamo interpretazioni fuorvianti».
La minoranza vuole
cambiare i capilista bloccati. Con Mattarella certe «sciocchezze
incostituzionali» non passeranno, avverte Bersani.
«Non è stata
una frase molto felice, se pronunciata».
Togliamo il «se», lo
ha detto al Corriere .
«Non è stata fatta alcuna sciocchezza
incostituzionale. All’Italicum il Pd ha dedicato ore di confronto
in tutte le sedi, formali e informali. Possiamo approvare una legge
con il doppio turno, le soglie di accesso e i collegi piccoli, il
risultato è alla nostra portata».
Senza cambiarla alla
Camera?
«Non voglio comprimere il dibattito, ma l’impianto su
cui abbiamo costruito con tanti sforzi un accordo va salvaguardato.
Voglio essere chiaro. Non abbiamo fatto il congresso del Pd, abbiamo
eletto il capo dello Stato. Un risultato straordinario che deve
essere riconosciuto a chi ha guidato questo processo dentro il Pd,
Renzi».
Mattarella userà i «superpoteri» di Napolitano?
«Non
ci sono state fasi di eccezionalità, né forzature. Mattarella sarà
chiamato a confrontarsi con una fase che può avere dinamiche diverse
e saprà usare sapientemente le funzioni che la Costituzione gli
attribuisce».
Il voto del Quirinale cambia la maggioranza?
«La
maggioranza resta quella che è, io non vedo cambiamenti
all’orizzonte rispetto all’elezione del presidente della
Repubblica. Sul metodo, che pure era noto, c’è stata probabilmente
qualche incomprensione, ma sul merito il voto del Parlamento ha
mostrato una condivisione ampia».
Il Ncd di Alfano invoca una
verifica di governo.
«La verifica è un rito antico. Abbiamo messo
in campo una stagione di riforme e ci sono tutte le condizioni per
andare avanti insieme fino al 2018, con ancora più forza. La
verifica si fa confrontandosi sul merito delle questioni».
Il
rimpasto coinvolgerà la minoranza del Pd?
«Il Pd nella sua unità
sostiene il governo, non inventiamoci cose che non ci
sono».
Finocchiaro nuovo ministro agli Affari Regionali?
«Non
so, è una scelta che compete al premier. Non sta a me valutare
ipotesi che non sono state ancora manifestate».
L’apporto di
Sel verrà ripagato sul piano dei diritti?
«Assolutamente no, non
c’è niente da ripagare. Sel è un partito di opposizione con il
quale c’è un confronto importante. Il tema dei diritti è
nell’agenda del governo assieme ad altre questioni come
l’attuazione della delega lavoro, la riforma fiscale, le politiche
per la crescita... Non ci sono contropartite da incassare».
Il
tetto del 3% alla frode fiscale per Berlusconi?
«Assolutamente
no».
E il Patto del Nazareno?
«Per noi va avanti, chiarendo
che l’accordo riguarda riforma costituzionale e legge elettorale.
L’elezione di Mattarella ha dimostrato che non esiste nessuna
ipotesi maliziosamente avanzata in questi mesi».
E se Forza
Italia farà mancare i voti sulle riforme?
«Con il contributo
sostanziale di Forza Italia abbiamo fatto passi importanti per
rendere più moderno il sistema istituzionale. Far saltare quel
tavolo ora che le riforme sono alla portata sarebbe contro
l’interesse del Paese».
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