Riccardo Imberti
La vicenda di queste ore, riguardo alle
riforme, suscita molta preoccupazione perchè rischia di far
precipitare la situazione politica, nel momento in cui tutti gli
indicatori ci dicono che l'Italia ce la può fare ad uscire dal
tunnel della crisi interminabile di questi anni.
Dopo che il patto del Nazareno è
saltato, a seguito dell'elezione del presidente della Repubblica,
Forza Italia ha inteso dare un duro segnale a Matteo Renzi,
rinnegando tutto ciò che fino a quel momento aveva condiviso. La
Camera dei Deputati ha vissuto una notte di scontri gravi, le
forze di opposizione hanno messo in atto tutto ciò che era possibile
per creare bagarre con l'intento di bloccare i lavori fino
all'abbandono della camera, lasciando, alla sola maggioranza, la
responsabilità di procedere ad approvare gli emendamenti al testo di
riforma.
Ancora una volta Renzi ha dimostrato
determinazione e il partito ha risposto unito, a parte i soliti
Fassina e Civati, ma al tempo stesso, lo scenario che si presenta
comporta per il futuro pesanti rischi di balcanizzazione del
confronto parlamentare.
In una situazione di questo genere non
è escluso che la legislatura possa interrompersi e il ricorso a
nuove elezioni non sia una previsione lontana. Dal mio punto di vista
sarebbe un bel guaio soprattutto perchè si cominciano a vedere i
risultati del governo di Renzi, che in un solo anno, ha messo in
moto provvedimenti che da troppo tempo il Paese aspettava.
Certo l'elezione del nuovo presidente
della Repubblica, come è stato riconosciuto da molti, è stato un
capolavoro politico e ha riparato le gravi ferite di due anni fa.
C'è da augurarsi che vi sia un
ripensamento delle forze politiche e che si torni ad un confronto
seppure aspro per trovare la più ampia condivisione sulla
riscrizione delle regole democratiche. Purchè, come ha detto Renzi,
non persista l'atteggiamento di chiusura, di ostruzionismo e di
ricatto messo in campo in queste ore.
Questo è a maggior ragione necessario
di fronte ai pericoli che la situazione internazionale pone al nostro
Paese, che sta vivendo con apprensione le vicende della vicina Libia.
Il richiamo dei nostri diplomatici rappresenta da solo un elemento
che conferma la pericolosità di quel territorio, il continuo arrivo
di migranti è anch'esso il segno di un paese allo sbando alla mercé
dell'Isis. Quello che non serve in questo momento è affidare alle
armi la risposta. La situazione attuale è in parte dovuta a ciò che
l'occidente ha fatto quattro anni fa con l'eliminazione di Gheddafi e
gli errori non vanno ripetuti. Il richiamo al ruolo dell'Onu e la
disponibilità dell'Italia ad assumersi le proprie responsabilità
sono all'interno di questo quadro, mi pare una cosa sensata. Renzi ha
dichiarato che è necessario innanzitutto un lavoro diplomatico
prima che militare. questa scelta serve a tutti per comprendere la
situazione ed è la sola che può impedire di fare precipitare la
situazione e imboccare una via pericolosa non solo per il nostro
Paese.
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