LIANA MILELLA
La Repubblica 27 febbraio 2015
Andrea Orlando Il guardasigilli
risponde alle toghe e rivendica di averne difeso “l’autonomia
nell’interpretazione della legge”
Orlando «deluso» dalle toghe. Orlando
che assicura: «Il governo non è contro la magistratura ». Orlando
che rimbrotta chi critica la legge «perché non è stato compreso
pienamente il meccanismo».
Le toghe sono furibonde contro di lei.
Se l’aspettava?
«Francamente no, e mi è dispiaciuto
per gli argomenti usati, quel parlare di “volontà punitiva”,
anche perché loro conoscono bene l’iter testo. Hanno visto
l’intervento del governo per correggere il ddl Buemi al Senato e la
legge Comunitaria alla Camera, dove c’erano forme di responsabilità
invasive e lesive dell’autonomia e indipendenza della
magistratura».
Deluso?
«Non me lo aspettavo, perché il testo
è passato al Senato con una larghissima maggioranza, per giunta non
“nazarenica”, visto che Fi era critica e M5s a favore. Ho
incontrato tutte le componenti dell’Anm, ci hanno segnalato i punti
critici, ho speso l’impegno del governo per garantire nella
relazione una nota chiarificatrice sul “travisamento del fatto e
delle prove”».
Dica la verità, c’era un patto con
l'Anm di “tagliandare” il testo in cambio del no allo sciopero?
«Non c’era alcun accordo, ma ho
garantito il monitoraggio a tutte le componenti, comprese quelle pro
sciopero».
Il monitoraggio non si poteva fare
prima?
«E come si faceva? Non sappiamo quanti
ricorsi ci saranno, né gli errori contestati, ci sarebbe voluto
Nostradamus... Ma faccio io una domanda, perché i magistrati hanno
cominciato a gridare solo dopo il voto? All’apertura dell’anno
giudiziario hanno parlato di ferie, non certo della responsabilità
civile... ».
Forse pensavamo che vi sareste fermati,
invece avete tagliato il filtro sui ricorsi strumentali...
«Quel filtro si era trasformato in una
muraglia al punto da scoraggiare i ricorsi. Era una barriera
insormontabile ».
Coscienza tranquilla?
«Ho difeso il giudice non mero
applicatore di sillogismi, ma autonomo interprete della legge».
Ne ha parlato con Mattarella?
«L’ho aggiornato sui passi avanti».
Però Legnini teme l’escalation dei
ricorsi...
«Questo timore c’era pure per la
Vassalli, ma i ricorsi sono via via scemati».
E se la legge finisce alla Consulta?
«Si pronuncerà come su qualsiasi
legge».
Non è incostituzionale togliere il
filtro?
«Nel processo civile ci sono gli
strumenti per disincentivare le liti temerarie».
Il «travisamento dei fatti e delle
prove»: è la frase che allarma le toghe. Lei la minimizza, perché?
«Sono due profili distinti, lo Stato è
condannato a pagare quando c’è un dolo, una colpa grave, o un
travisamento di fatti e prove. Il giudice è chiamato a rispondere
solo quando c’è la negligenza inescusabile. Molti di quelli che
commentano legge non hanno colto la differenza. Voglio ricordare che
parliamo sempre di fatti macroscopici».
Tutte le toghe non hanno capito?
«Interpretano male il segnale
politico».
Sarà un boomerang per Renzi?
«No, chi si aspetta che i giudici
siano condannati ogni tre per due resterà deluso. Chi pensa che si
possano rimettere in discussione dei giudicati resterà deluso. Ma
valutiamo se è utile creare una corsia preferenziale per i ricorsi
palesemente infondati nel civile, un’ipotesi già prevista nella
legge Berruti».
E la pagina a pagamento sui giornali
per ringraziarvi della legge?
«Il tema si è caricato di una valenza
fortemente ideologica. Questa legge equilibrata chiude una guerra
ventennale».
A danno dei magistrati.
«Assolutamente no. Il segnale più
forte sta nel dar loro poteri più stringenti come l’autoriciclaggio,
le norme contro la corruzione, portate avanti con determinazione
assoluta».
Anti-corruzione? Ma siamo a caro
amico...
«La settimana prossima andrà in aula
al Senato e a metà marzo tocca alla prescrizione alla Camera».
Ha finito di litigare con la Guidi sul
falso in bilancio?
«Il Mise era preoccupato per una norma
che penalizzasse imprese che, per dimensione e struttura, possono
commettere errori. Ne terremo conto, ma senza ricorrere alle soglie.
Berlusconi considerava i magistrati dei
nemici potenti e faceva leggi contro di loro. Voi li sminuite come
una casta di fannulloni che deve pagare quando sbaglia. Non è una
delegittimazione più subdola?
«È una lettura forzata. Siamo molto
attenti alla vita dei magistrati, affrontiamo i loro problemi,
cancellieri compresi. I nuovi strumenti ci saranno, dall’anti-
corruzione alla legge sugli ecoreati, alla procura anti-terrorismo.
Sono segnali di fiducia verso la magistratura. E comunque io non ho
mai detto che lavorano poco, o che il taglio delle ferie risolve i
problemi della giustizia. Ma se si chiede al Paese di fare sacrifici
l'invito va raccolto, pur riconoscendo la specificità del lavoro dei
giudici».
Si farà il tagliando? Il vice ministro
Costa dice già di no...
«Ho preso un impegno per il governo,
non mio personale. Il Csm si candida a vigilare».
Legnini commissario per la
responsabilità civile?
«Il Csm è l’organo giusto».
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