Corriere della Sera 06/02/15
Marco Galluzzo
Una tempesta in un bicchiere d’acqua.
È durato poco più di tre giorni il malessere politico del Nuovo
centrodestra nei confronti del governo. Due giorni fa Angelino Alfano
e Matteo Renzi si sono visti, «l’incontro è andato molto bene»,
ha detto ieri mattina il primo, insomma pace fatta, se mai c’è
stata guerra, e incomprensioni archiviate.
Eppure in Parlamento
l’eco di quanto successo con l’elezione di Sergio Mattarella non
si spegne. Debora Serracchiani, vicesegretario dem, auspica
maggioranze più ampie facendo appello al senso di «responsabilità»
di tutti i parlamentari. Un appello frutto della rottura degli
accordi con Berlusconi, ma che ovviamente non sta bene proprio al
partito di Alfano: ci siamo noi, la maggioranza regge e non ha
bisogno di altre stampelle è la replica di Maurizio Lupi: «Di
responsabili il governo Berlusconi è morto».
Ma lo schema
della maggioranza attuale potrebbe anche cambiare in modo
strutturale, almeno nel medio periodo. Ieri sera lo stesso premier ha
compiuto un’ulteriore mossa. Due giorni fa aveva in qualche modo
dileggiato il contributo di Scelta civica («esiste ancora?»), ieri
ha chiarito che forse non si trattava solo di ironia, esprimendo
apprezzamento «per il contributo leale arrivato finora», ma
soprattutto facendo presagire uno schema in cui il Pd ingloba quello
che resta del partito di Mario Monti: «La condivisione può
individuare un approdo comune e un comune cammino per il cambiamento
dell’Italia». Già oggi i senatori di Sc, e una frazione dei
deputati, potrebbero addirittura annunciare l’adesione ai
dem.
Insomma la situazione politica è più che mai fluida,
mentre qualcuno pronostica persino defezioni azzurre verso il Pd. In
ogni caso nelle prossime settimane il governo si troverà ad
affrontare una situazione nuova: la possibile saldatura fra minoranza
dem, che fra le altre cose vorrebbe modificare la legge elettorale
(«blindata» per il premier), e l’insoddisfazione crescente in FI.
E mentre Sel e minoranza Pd chiedono che il patto del Nazareno sia
d’ora innanzi sostituito dal metodo Mattarella, resta da capire
quale sarà l’atteggiamento futuro dell’ex Cavaliere.
Assaggi
di queste tensioni si sono scaricati ieri sull’intenzione del
governo di riformulare i diritti che pagano Rai e Mediaset allo Stato
per le frequenze, sui contenuti dei futuri decreti del Jobs Act, sul
piano dell’esecutivo per cambiare le norme sulle banche popolari.
Mentre sia Renzi che i suoi ministri, a cominciare da Federica Guidi,
stanno programmando nuovi provvedimenti: ieri la titolare dello
Sviluppo economico ha annunciato un’imminente intervento in tema di
liberalizzazioni (farmaci da banco, trasporti pubblici, energia),
mentre trapelano alcune indiscrezioni del piano del premier per la
Rai (un ad con pieni poteri al posto dell’attuale diarchia, 5
consiglieri e non più 9, sottratti alla nomina parlamentare).
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