Corriere della Sera 10/02/15
Riccardo Bruno
Sono morti di stenti e di freddo, molti
quando già erano su una motovedetta della Guardia costiera,
recuperati ma non salvati, troppo deboli per sopravvivere. Nella
nuova strage di migranti nel Canale di Sicilia, 29 le vittime, per
ora non ci sono morti annegati. Ma disperati abbandonati dagli
scafisti in mezzo al mare d’inverno, nella tempesta e tra onde alte
come palazzi, spezzati dal gelo e dalla mancanza di cibo.
Sul
gommone sarebbero stati in 106, ce l’hanno fatta solo 77. Ma ieri
sono stati avvistati altri due gommoni alla deriva, sempre davanti
alle coste libiche. Su uno c’erano due migranti, sull’altro
sette: sono stati raggiunti e salvati da un mercantile. Uno di loro
avrebbe raccontato che quando sono salpati erano oltre un
centinaio.
Il primo allarme è arrivato domenica pomeriggio con
una chiamata da un satellitare al Centro di soccorso della Guardia
costiera di Roma. Le due navi d’altura (una islandese e un
pattugliatore italiano) erano in porto per rifornimento, così sono
partite due motovedette. Quando hanno raggiunto il primo gommone,
sette migranti erano già morti, altri 22 in condizioni disperate.
Inutili le prime cure da parte del personale medico a bordo dei mezzi
della Capitaneria che hanno trovato non poche difficoltà a rientrare
a Lampedusa. Il mare forza sette e onde di 9 metri hanno messo «a
rischio la stessa incolumità degli equipaggi», come ha precisato
una nota della Guardia costiera.
Pietro Bartolo, direttore
sanitario dell’isola, accoglie ancora una volta corpi senza vita e
non si trattiene, imputando questa ultima strage al nuovo sistema con
cui Bruxelles sta affrontando l’emergenza. Non più l’operazione
Mare Nostrum, ma dallo scorso novembre il programma Triton, presidio
dei confini del Sud Europa con meno fondi e un raggio d’azione più
limitato (solo 30 miglia dalle coste).
Laura Boldrini,
presidente della Camera ed ex portavoce dell’Alto commissariato
delle Nazioni Unite per i rifugiati, interviene con un tweet poco
diplomatico: «Orrore al largo di Lampedusa. Persone morte non in un
naufragio, ma per il freddo. Queste le conseguenze del dopo Mare
Nostrum».
Concordano sull’inadeguatezza della missione in
molti, dal Pd a Sel a Save the Children («La cessazione di Mare
Nostrum espone a rischi estremi tutti e, in particolare chi è più
vulnerabile, come le donne e i bambini»). Critico, anche se da una
visuale opposta, il leghista Matteo Salvini: «Altro sangue sulle
coscienze sporche dei “falsi buoni”. Da domani a Strasburgo
chiederò a Junker di sospendere Triton, operazione inutile e di
morte».
Il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, teme che la
sua isola torni frontiera di dolore. «I 366 morti del 3 ottobre 2013
non sono serviti a niente, le parole del Papa non sono servite a
niente. Così non si può continuare. Siamo stati lasciati ancora una
volta soli dall’Europa. È una vergogna».
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