Corriere della Sera 10/02/15
Alessandra Coppola
«Tutti uomini giovani e forti —
sospira amaro Pietro Bartolo —. Tutti morti». Ce li ha davanti,
mentre gli squilla il cellulare: «Non riesco a cominciare il
lavoro». Affaticato, spiccio. Un’altra strage: «Era prevedibile,
e succederà di nuovo. Non è questo il sistema giusto per salvare
vite umane. Probabilmente con Mare Nostrum non avremmo avuto questi
morti: non è possibile che si vadano a recuperare i migranti a
100-120 miglia da Lampedusa per poi portarli verso la Sicilia in
condizioni meteo proibitive. Quel dispositivo consentiva alle navi
della Marina di raggiungere questi disperati, prenderli a bordo,
metterli al riparo e ristorarli. Ora questo è più difficile». È
il dottore dell’isola, il direttore del Poliambulatorio che ne ha
salvati a centinaia, ne ha fatte partorire a decine. E poi ha anche
contato i cadaveri, di tutte le provenienze e di tutte le età.
«Bare, bare, qui ci servono tante bare e nient’altro!», gridava
disperato alla radio quando di corpi ne erano stati raccolti in mare
366, il 3 ottobre 2013. E lui era sul molo a ricomporli: «I
pescherecci arrivano e mi scaricano qui solo morti e ancora
morti!».
Ieri, la Guardia costiera gliene ha portati altri 29.
«Africani, sub-sahariani — dice, e per la lunga esperienza
saprebbe azzardare anche da quali Paesi venivano —. Costa d’Avorio,
Ghana, Niger. Non ci sono donne e bambini. Erano ragazzi. Al cento
per cento morti di ipotermia». Di freddo.
Sono settimane che a
Lampedusa fa il gelo degli inverni peggiori. «Una roba impensabile».
Il mare è così grosso, racconta Vito Fiorino, che per 15 giorni la
nave non ha attraccato. «C’è riuscita domenica a portarci i
viveri, oggi neanche è venuta». Lampedusano del weekend, Fiorino
era stato tra i soccorritori volontari del 3 ottobre, e adesso è con
una certa angoscia che raccoglie le notizie della motovedetta che è
partita per il salvataggio e per le condizioni delle onde rischiava
pure di ribaltarsi.
«Non è cambiato nulla — continua Bartolo
—. Dopo il primo novembre (fine di Mare Nostrum, ndr ) le barche
hanno continuato ad arrivare. Solo che non se ne dà più notizia».
L’ultima bagnarola «è stata rimorchiata 5, 6 giorni fa: 181
persone a bordo, come questi ragazzi partiti dalla Libia». Buttati
in acqua dai trafficanti nonostante il maltempo che sta battendo il
Mediterraneo.
Quando le onde sono alte, i primi a salire a bordo
sono gli africani, che per gli scafisti valgono meno e possono
rischiare di più. Ma ora il freddo è micidiale. «Si sono salvati i
più robusti — continua il medico — chi è riuscito a trovare un
angolino riparato. Ma anche i sopravvissuti sono in condizioni
precarie». Non è stagione da rotta Sud. Gli arrivi negli ultimi
mesi sono soprattutto via terra o dalla Turchia, su mercantili che
resistono alle onde. Ma chi segue le pagine Facebook e i siti arabi
dove i profughi siriani si scambiano notizie segnala un inquietante
aumento delle ricerche di persone scomparse in viaggio .
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