Corriere della Sera 24/02/15
Marco Cremonesi
Il Veneto ribolle. A novanta giorni
dalle elezioni, a quattro giorni dalla manifestazione organizzata
dalla Lega a Roma, la sfida pare non essere più tra Luca Zaia, il
governatore, contro la contendente del Partito democratico,
Alessandra Moretti. La partita è ormai diventata quella tra il
segretario leghista Matteo Salvini e il segretario della Liga Veneta
(e sindaco di Verona) Flavio Tosi. Una sorta di guerra civile, o
fratricida, il cui esito le opposte tifoserie descrivono con parole
chiave diverse, ma non troppo: «commissariamento» e
«scissione».
Tosi ha infatti minacciato di presentarsi alle
elezioni regionali contro Zaia qualora il partito non ascolti le sue
richieste. Che peraltro, potrebbero diventare quelle ufficiali della
Liga se il governatore premesse sull’acceleratore e facesse
approvare le richieste dal consiglio «nazionale» veneto. È in
questo quadro che i sostenitori di Zaia sperano in una decisione
d’imperio di Salvini che porti al commissariamento: «Tosi va
polverizzato o sarà sempre una spina nel fianco». Mentre i
supporter del sindaco prevedono che non si arriverà al
commissariamento semplicemente «perché Tosi romperà
prima».
L’interessato ieri ha osservato che tra lui e Salvini
«ci sono sicuramente delle distanze. E in politica certe volte le
distanze si riescono a colmare, ma altre volte no». E ha accusato
Salvini di «ingerenze milanesi» rispetto alla Liga Veneta. Salvini
scuote la testa: «Ipotizzare di candidarsi contro Zaia o di metterlo
in difficoltà non mi sembra utile per il Veneto in questo momento.
Se ci sono litigi da fare li si faccia nelle sedi opportune e poi si
trovi un accordo».
E così, il piano inclinato corre verso una
campagna elettorale (per l’elettore comune un tantino stravagante)
in cui il governatore (leghista) Zaia corre per la riconferma contro
il sindaco (leghista) di Verona. Quest’ultimo sostenuto magari dal
Nuovo centrodestra e dalla componente di Forza Italia che fa
riferimento ai «ricostruttori» di Raffaele Fitto. Non è più
fantapolitica, anche per le implicazioni sulle alleanze nazionali .
Il leader ncd Angelino Alfano, ieri è stato tranciante: «Salvini
non riesce a tenere unito il proprio partito figuriamoci una
coalizione». Mentre i rapporti tra Lega e Forza Italia restano
tuttora aperti. E anzi, Salvini «ha detto che finché c’era
Berlusconi presidente del Consiglio non c’erano tutti questi
casini, ha fatto tanto e un po’ lo rimpiango». Per poi aggiungere:
«Guardo al futuro e ci vuole ricambio».
Ieri è intervenuto
nella vicenda anche Roberto Maroni, da sempre grande amico di Tosi.
Il governatore lombardo, tuttavia, ha preso le parti di Luca Zaia:
«Io ho interesse che la Lega torni a governare in Veneto e l’unico
candidato per la Lega è Zaia». Con un’osservazione, tuttavia, non
marginale: «Il problema qual è? Fare una lista in più o meno mi
pare un dettaglio rispetto al fatto di vincere le elezioni». Il
fatto che è che la «lista in più» è proprio quanto chiede Tosi,
il quale sostiene la «pluralità di liste», tra cui magari quella a
lui intitolata. Il governatore, che fino a qui si è sempre astenuto
rigorosamente dal prendere pubblica posizione sulla vicenda, vede
l’ipotesi come il fumo negli occhi: gli eletti della lista Tosi
rischierebbero di essere condizionanti nel possibile, futuro governo
del Veneto. Nettissimo, ieri, è stato anche Massimo Bitonci. Già
capogruppo leghista alla Camera e storico antipatizzante di Tosi, il
sindaco di Padova è stato drastico, quasi i giochi fossero ormai
fatti e la campagna elettorale fratricida già iniziata: «Chi si
candida contro Zaia è contro il Veneto, danneggia i veneti e
favorisce la sinistra».
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