La Repubblica 27 febbraio 2015
( a. cuz.)
«Se nella nostra non ci sarà scritto
chiaramente “Stato della Palestina” voterò la mozione di Sel».
Alle sei di ieri sera, il sentire della minoranza pd — già provato
dal braccio di ferro sull’incontro del Nazareno — era un po’
questo. Ma il capogruppo democratico Roberto Speranza ha lavorato a
una mediazione insieme al responsabile Esteri del partito Enzo
Amendola, e la mozione sul riconoscimento della Palestina che si
voterà oggi — dopo una di linea generale sulla politica estera —
dovrebbe riuscire a scongiurare ulteriori divisioni.
«È un testo che spinge sulla
riapertura del negoziato e sull’idea di due popoli due Stati »,
spiega chi ci ha lavorato. «Apriamo al riconoscimento anche sulla
base di una sollecitazione che è arrivata dal Parlamento europeo il
27 dicembre». La settimana scorsa, prima che la votazione fosse
rinviata, 32 deputati del Pd avevano sottoscritto la mozione della
socialista Pia Locatelli in polemica con quella considerata troppo
morbida del loro partito. Ce n’erano poi una di Sel, una molto dura
con Israele del Movimento 5 Stelle, e quelle di visione opposta del
centrodestra. Il voto era slittato per la fiducia sul milleproroghe,
e nel dibattito era intervenuta anche l’ambasciata di Israele
secondo cui il riconoscimento «sarebbe un passo prematuro che non
farebbe che allontanare la pace». Ora, Pia Locatelli è diventata la
seconda firmataria della mozione Speranza, il che dovrebbe facilitare
l’adesione di tutto il Pd e richiamare, forse, anche i voti di Sel.
Non sembrano invece intenzionati ad appoggiare il documento gli
alleati dell’Ncd, in questo senso più vicini a Forza Italia che
con Daniele Capezzone dice: «I negoziati non sono in una fase
positiva e le organizzazioni terroristiche hanno tuttora un peso in
Palestina. Non si capisce perché il governo dovrebbe compiere atti
diretti o indiretti anche simbolici che accelerino il
riconoscimento».
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