Corriere della Sera 22/02/15
Intervista a Yoram Gutgeld
A cura di Enrico Marro
Cominciamo dal Jobs act. Cosa risponde
a chi vi accusa di privilegiare la flessibilità, con l’abolizione
dell’articolo 18, sulla sicurezza, visto che solo pochi contratti
precari sono stati cancellati ed è limitato il potenziamento degli
ammortizzatori sociali?
«I tre pilastri della riforma, cioè la
modifica dell’articolo 18, lo sfoltimento dei contratti e
l’allargamento delle tutele, sono riforme epocali — risponde
Yoram Gutgeld, consigliere economico del premier Matteo Renzi —.
Non dimentichiamo che mentre l’allargamento delle tutele e lo
sfoltimento dei contratti riguarda tutti, la modifica dell’articolo
18 interessa solo i nuovi assunti. Ciò che conta è che l’insieme
di queste misure, sommato agli incentivi alle assunzioni,
provocheranno uno spostamento senza precedenti verso il lavoro a
tempo indeterminato».
Il presidente della Camera, Laura
Boldrini, vi accusa di non aver dato ascolto al Parlamento che, nei
pareri, chiedeva di togliere dalla riforma i licenziamenti
collettivi.
«Il parere delle Camere, in questo caso, è consultivo
e non vincolante. Noi comunque nell’iter del provvedimento abbiamo
tenuto conto, per esempio, delle richieste di mantenere il reintegro
sui licenziamenti disciplinari con motivazione insussistente. Dopo di
che vogliamo fare una riforma incisiva e abbiamo ritenuto di non
annacquare la disciplina dei licenziamenti collettivi».
Boldrini
ammonisce: guai a un uomo solo al comando.
«Prima di tutto, c’e
una squadra e non un uomo solo al comando, e poi il presidente del
Consiglio decide e se ne assume le responsabilità. Per troppo tempo
in questo Paese si mediava su tutto».
Il ministero
dell’Economia dice che il Jobs act avrà un effetto positivo sul
Pil dello 0,9% nel 2020. Non è poco per una riforma epocale?
«Le
previsioni sono incerte per definizione. E noi tendiamo a essere
prudenti. Ma, come lo stesso Tesoro spiega, questa riforma insieme
con tutte le altre che il governo ha varato, a partire dal taglio
delle tasse, darà una spinta al Pil molto più forte, pari al
3,6%».
Passiamo alle liberalizzazioni. Nella bozza del disegno
di legge c’erano misure su farmacie, porti e taxi, poi sparite.
Hanno vinto le lobby?
«No. Anche sulle farmacie abbiamo fatto una
riforma epocale, togliendo il tetto al possesso delle farmacie. Un
vincolo ancora presente in diversi Paesi e che frena la formazione
delle catene di farmacie, con conseguenti economie di scala e
riduzione dei prezzi. Sui porti la riforma è rinviata a un
provvedimento in materia, come ha detto il ministro Lupi. Sui taxi,
credo sia stato giusto tener conto di alcuni temi sollevati dalla
categoria».
Cioè?
«La proposta era quella di consentire
agli ncc (noleggio con conducente) di operare liberamente fuori dal
comune dove hanno preso la licenza. Ora bisogna stare attenti a non
creare situazioni di concorrenza sleale, come a Roma, per esempio.
Insomma non valeva la pena di creare forti tensioni senza benefici
apprezzabili per i consumatori».
Più mercato significherebbe
anche mettere mano alle società partecipate: più di 7.500 secondo
la Corte dei conti, il 40% in perdita.
«Ci sono 8 mila comuni con
altrettanti sindaci eletti. Al netto di situazioni patologiche come
società senza dipendenti, non si può pensare che sia Roma a dire
che cosa fare visto che ogni municipalizzata fa caso a sé. Con la
legge di Stabilità abbiamo incentivato la dismissione: il ricavato,
infatti, potrà essere utilizzato anche per gli investimenti».
Non
crede che questo sia inefficace rispetto al partito trasversale della
spesa?
«La spesa corrente (al netto delle pensioni) è in calo
nominale quest’anno. Tranne i Paesi che hanno avuto aiuti dalla Ue
(come per esempio la Grecia), nessun Paese europeo ha raggiunto
questo risultato».
Si parla molto di nuovi provvedimenti per la
crescita. Di che si tratta?
«Le priorità dell’agenda di governo
restano 4: riforma del fisco, del lavoro, della pubblica
amministrazione, delle istituzioni. Nelle prossime settimane arriverà
un provvedimento per la banda ultralarga, con forti
investimenti».
Niente all’orizzonte per allargare
l’operazione 80 euro?
«Vogliamo estendere il taglio delle tasse
alle persone e alle imprese. E siamo consapevoli che c’è un
problema di povertà e disagio crescenti che vanno affrontati. Ciò
sarà possibile, credo, con la prossima legge di Stabilità, sulla
base delle disponibilità che emergeranno dall’andamento dei conti
e da ulteriori iniziative su evasione fiscale e spesa».
Rischiamo
che nel frattempo Bruxelles apra sull’Italia una procedura
d’infrazione per debito eccessivo.
«Sono fiducioso che non
accadrà. Non siamo più come un anno fa sorvegliati speciali, ma
siamo diventati un modello a cui l’Europa guarda per ampiezza e
profondità delle riforme. E abbiamo riguadagnato un ruolo, per
esempio anche nel favorire la ricerca di un accordo con la Grecia».
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