Corriere della Sera 02/02/15
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«La storia di Berlusconi non finisce
in gloria. Renzi gli ha dato il colpo definitivo. D’altronde, se
per cose del genere ti affidi a Verdini, come volevi che
finisse?».
Pensa anche lei che si sia fatto «fregare» da
Renzi?
«Mai sottovalutare l’avversario, men che meno se è un
boy scout. Berlusconi l’ha fatto. E Renzi ha vinto su tre fronti.
Sul fronte del Pd, sul presidente della Repubblica e anche su Silvio,
a cui ha dato il colpo definitivo».
Giuliano Urbani è uno di
quelli che Forza Italia l’ha fondata. Come dimostra il numero
progressivo della sua tessera, il tre. Docente universitario,
politologo, è stato ministro nei governi Berlusconi del ’94 e del
2001. Oggi le sue parole sembrano lame che affondano nel burro di
«quel che resta del centrodestra».
Ma sono «parole amare», dice
lui.
Iniziamo dalla fine. Berlusconi e il Quirinale.
«Parlavamo
di Berlusconi che ha sottovalutato Renzi. Il premier, più che
“fregarlo”, l’ha “scherzato”. Come dicevano i vecchi
commentatori del calcio, “scherzato”. Ha presente quando un
attaccante ubriaca un difensore di dribbling per il puro gusto di
farlo? Ecco, così».
Giudizio impietoso, professore.
«Vede,
uno con un minimo di cultura politica l’avrebbe capito subito che
Renzi, di fronte al Quirinale, sarebbe partito dall’unità del suo
partito. È un ragionamento elementare. Berlusconi invece s’è
affacciato alla trattativa con degli uomini che non solo non
capiscono nulla di strategia, il che sarebbe già grave, ma nemmeno
di tattica».
Sta pensando a Verdini?
«Guardi io non dico che
a Verdini manchino le capacità. Ma qui è questione di attitudini,
che lui non ha. Non puoi affrontare certe questioni servendoti di
Verdini, che non ha alcuna cultura politica, così come non puoi
pretendere di fare la “rivoluzione liberale” con Fini, Casini,
Bossi…».
Quanto costerà tutto questo a Berlusconi?
«Credo
che politicamente, e questo è un male anche per il Paese, sia
finito. Un po’ è colpa dell’età, un po’ delle vicende
giudiziarie. Ma questo è un processo irreversibile anche dal punto
di vista elettorale, visto che Silvio s’è messo nelle condizioni
di finire stretto tra Salvini e Renzi».
Ma lei ha provato a
dargli qualche consiglio? Da quant’è che non lo sente?
«Non è
tanto il sentirlo. Ogni tanto ci sentiamo, tempo fa l’ho anche
incontrato a una cena. È che con lui ormai parlo d’altro. Non
riesco a parlarci di politica perché ormai lo ritengo un esercizio
un po’ inutile e un po’ penoso. A sbagliare sbagliamo tutti, io
per primo. Sbagliai, per esempio, a non dar retta a quello che mi
dicevano sia Spadolini che l’avvocato Agnelli».
Che cosa le
dicevano?
«Mi chiedevano “Giuliano, ma come fai a pensare che
uno come Berlusconi realizzerà la rivoluzione liberale?”.
Io
dicevo che prima o poi l’avrebbe fatta, loro che no. Avevano
ragione loro. Ed è colpa, mi scusi se torno sempre allo stesso
punto, di carenza di cultura politica. Berlusconi, in fondo, non ne
ha. Bravissimo nella comunicazione, certo. Ma poco di più. Renzi
deve stare attento a non finire allo stesso modo».
Del
presidente Mattarella, invece, che cosa pensa?
«Uomo perbene,
onesto, preparato, anche simpatico. Ho avuto la sfortuna di
frequentarlo negli anni in cui stava con gente come De Mita o
Andreatta. Vede, se stai in una stanza con giganti come Andreatta,
ascolti Andreatta. Neanche ti rendi conto di chi c’è attorno».
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