Corriere della Sera 09/08/15
Maria Serena Natale
Dopo le parole di papa Francesco sulla
«violenza» dei respingimenti dei profughi che equivalgono a un atto
di guerra, dopo l’appello della Commissione europea per un
approccio più solidale alla crisi dei migranti, il segretario della
Lega Nord Matteo Salvini commenta su Twitter: «Altri 800 clandestini
sbarcati. Li staranno portando a Bruxelles o in Vaticano…?».
Dal Nord al Sud d’Europa il tema accende il dibattito politico e
polarizza l’opinione pubblica, governi e opposizioni giocano la
carta sicurezza. Con un’inedita consonanza di toni con la Lega, il
Movimento 5 Stelle chiede dal blog di Beppe Grillo «giro di vite sui
permessi di soggiorno, sorveglianza più stretta, sistemi efficienti
per il rimpatrio forzato, procedura specifica per i ricorsi contro il
diniego dell’asilo».
«Ci manca solo che Grillo si iscriva
alla Lega — commenta il presidente pd Matteo Orfini —. Perché
alla fine gli sciacalli si ritrovano sempre: a destra». Proprio a
Salvini si rivolgeva ieri l’editoriale del quotidiano cattolico
Avvenire : «Siamo stanchi di questa politica vuota di ideali e di
sagge iniziative che gioca a svuotare il cuore della gente per
riempirlo di risentimento». Mentre l’Osservatore Romano condannava
la decisione francese di rafforzare «gli sbarramenti di filo spinato
e la dura linea di respingimento adottata da Londra».
Nel
Mediterraneo la situazione si aggrava giorno dopo giorno. L’Alto
Commissariato Onu per i rifugiati ha definito «vergognose» le
condizioni di accoglienza nella Grecia già stremata dalla crisi
finanziaria, dove dall’inizio dell’anno sono arrivate via mare
oltre 124 mila persone, con un aumento del 750% rispetto al 2014. Le
isole sono al collasso, la Commissione europea è pronta a sbloccare
risorse per aiutare Atene a gestire i flussi attingendo al Fondo
Asilo e a quello per la Sicurezza interna.
«Stiamo facendo il
lavoro sporco per la Gran Bretagna» dicono sulla Manica i poliziotti
francesi schierati nella battaglia di Calais. I 15 agenti della
polizia di frontiera a guardia all’Eurotunnel non ce la fanno a
mantenere l’ordine. Così capita che un gruppo di trenta migranti
non debba scavalcare le recinzioni del terminale di Coquelles perché
ha indovinato la combinazione per aprire la serratura elettronica dei
cancelli. Cercando i tasti più consumati. E succede che un sudanese
di quarant’anni superi quattro barriere di sicurezza e 400
telecamere di sorveglianza, si lanci a piedi nelle tenebre della
galleria, percorra oltre 50 chilometri in uno spazio di 90
centimetri, con i treni superveloci che gli sfrecciano accanto, per
essere preso dopo 11 ore a pochi passi dall’uscita inglese,
Folkestone, Kent, fine della corsa.
Allarmato dall’impresa di
Abdul Rahman Haroun e dal rischio emulazione, il governo britannico
ha considerato la possibilità di chiudere di notte il tunnel. Anche
se il Regno Unito non ha mai abolito i controlli alle frontiere
perché resta fuori dall’Area di libera circolazione di Schengen,
la chiusura avrebbe un forte valore simbolico nel momento in cui
l’Europa si sfalda. L’ipotesi, discussa in un vertice del
comitato Cobra per le emergenze nazionali, ha sollevato l’immediata
reazione della società Eurotunnel, che si dice pronta a chiedere
centinaia di milioni di sterline di risarcimento. Le ombre continuano
a prendere il mare, in silenzio.
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