Corriere della Sera 26/08/15
Andrea Ducci
«Non è un tettuccio». Matteo Renzi
gioca con l’accento fiorentino per ricordare il tetto agli stipendi
dei manager, salvo affondare il colpo e dire che il limite di 240
mila euro non sembra valere per tutti. «C’è ancora qualcuno che,
approfittando di essere un organo costituzionalmente rilevante, ne ha
ancora diritto». Il riferimento esplicito è al Senato. Sarà perché
il servizio bilancio di Palazzo Madama ha bocciato più di un
provvedimento dell’attuale esecutivo o per la comprensibile
diffidenza dell’intera struttura amministrativa del Senato nei
confronti del ddl Boschi (riforma della camera alta), ma i rapporti
tra il premier Renzi e gli alti funzionari dell’organo presieduto
da Pietro Grasso sono ai minimi storici. Di qui la stoccata di Renzi
per ricordare che a Palazzo Madama non applicano ancora il tetto agli
stipendi.
La soglia dei 240 mila euro in verità è già stata
introdotta nel settembre del 2014. Per vederla applicata il consiglio
di presidenza del Senato ha però stabilito che il taglio della parte
di retribuzione che supera il tetto sarà effettuato per scaglioni,
nell’arco di quattro anni. In pratica, lo stipendio di Elisabetta
Serafin, segretario generale del Senato, passerà dagli attuali 427
mila euro a 240 mila euro nel 2018. Nel frattempo subirà tre
sforbiciate per rendere più graduale il giro di vite. Analogo
destino per gli altri 97 consiglieri parlamentari: la retribuzione di
un consigliere al quarantesimo anno di servizio è di 372 mila euro,
ma scenderà a 240 mila euro entro il 2018. Questa gradualità vale
sia per il Senato sia per la Camera. E vale, ironia della sorte,
anche per il più alto dirigente che coadiuva il lavoro del
presidente del Consiglio. Paolo Aquilanti, attuale segretario
generale di Palazzo Chigi è, infatti, un consigliere parlamentare
del Senato fuori ruolo. Il suo stipendio supera il fatidico tetto dei
240 mila euro e, dato che a pagarlo è l’amministrazione di Palazzo
Madama, dovrà essere sottoposto alle analoghe sforbiciate imposte
alle retribuzioni dei suo colleghi.
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