Corriere della Sera 02/08/15
Aldo Grasso
El Burlador de Sevilla. Ha suscitato
molto clamore la lettura del lascito testamentario di Mario D’Urso,
le chic et le charme , l’avvocato che si destreggiava fra alta
finanza, case reali e jet set. 500 mila euro sono finiti a Fausto
Bertinotti, sindacalista di formazione proletaria, casa di ringhiera
al Precotto. 500 mila euro, una miliardata del vecchio conio, come si
sono affrettati a sottolineare in molti.
L’amicizia tra D’Urso
e Bertinotti era nota. L’avvocato conosceva mezzo mondo,
frequentava i salotti glam di New York e quelli dei finanzieri
liberal, intrecciava rapporti con scrittori, politici e attori,
impavido come un eterno adolescente. Gli piaceva sedurre, gli
piacevano i coniugi Bertinotti, forse incuriosito dall’ascensore
sociale su cui il subcomandante era salito, passando dalla rudezza
dei cancelli della Fiat alla morbidezza del cachemire, dalle fumose
assemblee di fabbrica ai salotti romani.
Don Juan e il
sindacalista dall’erre moscia. L’avvocato D’Urso era un
perfetto nobiluomo, un cortegiano d’altri tempi. Ed è proprio nel
Libro del Cortegiano di Baldassar Castiglione che per la prima volta
viene introdotto nella nostra lingua il sostantivo spagnolo burla, il
lazzo amichevole.
Il comunismo si può vincere in tanti modi: con
la guerra, con la caduta del muro di Berlino, con Solidarnosc, con il
lusso degli oligarchi. Anche con una burla generosa: argent de poche
per il fantasma dell’ortodossia marxista.
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