Corriere della Sera 11/08/15
Paolo Conti
In questi giorni sul tema dei migranti
c’è «un atteggiamento che viene purtroppo alimentato da questi
quattro piazzisti da quattro soldi che pur di prendere voti, di
raccattare voti, dicono cose straordinariamente insulse».
Chi
conosce monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della
Conferenza episcopale italiana, scelto il 30 dicembre 2013 da papa
Francesco sorprendendo molti, sa che ama parlare chiaro come
Bergoglio. Nell’intervista a Radio Vaticana ieri non ha usato giri
di parole rientrando dalla Giordania e rivolgendosi evidentemente
(senza nominarli) a Beppe Grillo e al segretario della Lega Nord,
Matteo Salvini: «Noi italiani dovremmo un poco di più imparare a
distinguere il percepire dal reale. Noi qui sentiamo dire e sentiamo
parlare di “insopportabilità” del numero dei richiedenti asilo».
E qui è arrivata la frase sui «piazzisti», nelle ore in cui
altri 453 migranti sbarcavano a Pozzallo dalla nave «Diciotti»
della Guardia costiera (tredici bambini, quattro donne in stato di
gravidanza, tre uomini feriti agli arti, un caso di sospetta
malaria). Sempre la Guardia costiera ha calcolato in 1.500 le persone
soccorse fino a questo momento al largo della Libia durante le
diverse operazioni.
Ancora Galantino: «Capisco, lo so che è
difficile aprire le proprie case, aprire il proprio cuore, aprire le
proprie realtà all’accoglienza… Ma la Giordania ha una
popolazione di circa 6 milioni e mezzo, ma sapete che lì ci sono 2
milioni e mezzo di profughi che vengono accolti? Allora penso che
quello che distingue la Giordania, il Kurdistan iracheno e le altre
zone che stanno accogliendo i profughi, dall’Italia, è questo: non
perché loro hanno più mezzi, probabilmente hanno solo un cuore un
po’ più grande».
Come Galantino, anche Matteo Salvini non è
stato diplomatico, ma a differenza del prelato ha fatto nomi e
cognomi: «Chi difende questa invasione clandestina, che sta
rovinando l’Italia, o non capisce o ci guadagna. Non si tratta di
essere cattolici o no, si tratta di buonsenso. La mia non è una
polemica con la Chiesa ma con qualcuno che straparla a nome della
Chiesa. Ricordo monsignor Maggiolini, altro che Galantino, valeva
dieci Galantino. Diceva anni fa che era in corso un’invasione. Ma
ora c’è qualcuno che fa politica a nome della Chiesa». Un
riferimento all’ex vescovo di Como, scomparso nel 2008, che
condivise molte posizioni della Lega.
Da Forza Italia ieri è
arrivata l’idea di Giorgio Silli, responsabile immigrazione, di
«una sorta di controllo fisso sulla spiaggia, una sorta di “check
point” dove l’ambulante debba mostrare il titolo di soggiorno e
le autorizzazioni per lavorare come tale». Invece a Roma, quasi in
silenzioso e concreto appoggio a Galantino, papa Francesco ha inviato
latte, biscotti, pasta, olio, tortellini, scatolame al centro
d’accoglienza per migranti «Baobab», sulla Tiburtina, autogestito
dagli immigrati e diretto da Daniel Zagghay. Il cibo è stato portato
in due riprese (l’ultima ieri) da monsignor Konrad Krajewski,
l’elemosiniere del Pontefice («don Corrado» per i senzatetto
romani) che è arrivato con un furgone ben carico.
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