Corriere della Sera 13/08/15
Enrico Marro
Fausto Scandola, è proprio il caso di
dirlo, ha fatto scandalo. L’ex dirigente della Cisl del Veneto, che
in una email ai piani alti del sindacato ha denunciato le
retribuzioni di alcuni personaggi di primo piano dell’organizzazione
che sfiorano i 300 mila euro lordi l’anno, ha suscitato le reazioni
indignate di migliaia di iscritti, non solo della Cisl, e ha
obbligato i leader sindacali a correre ai ripari, promettendo tetti
ai compensi e divieti di cumulo. Tardi, purtroppo. Sono anni,
infatti, che il sindacato è alle prese con una questione trasparenza
grande come una casa. Quella delle retribuzioni d’oro è solo
l’ultima puntata di una vicenda che affonda le sue radici nella
natura non regolamentata delle organizzazioni sindacali in Italia.
Quanti sono gli iscritti a Cgil, Cisl, Uil e alle altre centinaia di
sigle? Nessuno lo sa. Poiché i sindacati sono associazioni di fatto,
bisogna fidarsi di ciò che dichiarano. E un discorso analogo
potrebbe farsi per le associazioni imprenditoriali, dalla
Confindustria in giù. Solo nel settore pubblico, grazie alla legge,
esiste una certificazione degli iscritti, affidata a un ente terzo,
l’Aran. Nel privato, per ora, c’è un accordo tra Cgil, Cisl, Uil
e Confindustria, firmato il 10 gennaio 2014, ma non ancora attuato.
Prevede che debba essere l’Inps a conteggiare il numero di iscritti
a ogni sigla. Ma la maggior parte delle aziende, non essendo
obbligate per legge, non hanno comunicato i dati. Quanto ai
pensionati, anche in questo caso, i dati sono presso l’Inps, che
quattro mesi fa ha rivelato che gli iscritti al sindacato sono 7,1
milioni su un totale di 15,8 milioni di pensionati. I dati ottenuti
dal Corriere fecero scoprire una differenza tra iscritti reali e
dichiarati di circa il 20% in meno per le tre maggiori confederazioni
e del 1000%, cioè dieci volte tanto, per sigle minori come l’Ugl e
la Cisal. Qualche anno fa, del resto, era stato un altro sindacato
autonomo, la Confsal, a produrre uno studio in cui denunciava che in
Italia c’erano complessivamente «oltre 3 milioni di iscritti
fantasma».
Quanti soldi prendono e quanti ne spendono i
sindacati? Anche qui nessuno lo sa, non essendo obbligati a
presentare i bilanci. Le sigle che stanno più avanti sono Cgil, Cisl
e Uil, che però non redigono il bilancio consolidato di tutta
l’organizzazione, ma budget separati per ogni struttura. Viviamo di
tessere, dichiarano: fruttano circa 1,2 miliardi all’anno per Cgil,
Cisl e Uil assieme. Ma sappiamo anche che al sistema dei Caf e dei
patronati (dove i sindacati fanno la parte del leone) vanno
rispettivamente circa 170 milioni e 4o0 milioni l’anno dal bilancio
dello Stato.
Quanto guadagnano i dirigenti sindacali? La risposta
è come le precedenti. Ogni sigla ha le sue regole e le tiene
segrete. Solo dopo i recenti scandali — in particolare la
retribuzione dell’ex segretario della Cisl Raffaele Bonanni salita
fino a oltre 300 mila euro lordi per consentirgli di andare in
pensione con più di 5 mila euro netti al mese — alcuni sindacati
hanno iniziato a mettere i dati online. Ha cominciato il segretario
della Fiom-Cgil, Maurizio Landini (2.262 euro netti la sua busta
paga), seguito dalla Fim-Cisl. Ora, dopo la denuncia, riportata
qualche giorno fa da Repubblica , di Fausto Scandola, che ha chiesto
conto dei 256 mila euro lordi di Antonino Sorgi, presidente del
patronato Inas-Cisl, dei 289 mila di Valeriano Canepari, ex
presidente del Caf, dei 225 mila di Gigi Bonfanti, segretario dei
pensionati e dei 237 mila di Pierangelo Raineri, leader della
Fisascat, il segretario della Cisl Annamaria Furlan (circa 100 mila
euro lordi la sua retribuzione), promette che metterà tutto online.
Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, lo aveva consigliato loro
non appena arrivato a Palazzo Chigi. Adesso potrebbe affondare il
colpo e attuare con una legge l’articolo 39 della Costituzione, che
prevede la registrazione dei sindacati e di conseguenza il
conferimento loro di personalità giuridica in modo da dare efficacia
generale ai contratti firmati dalle organizzazioni maggioritarie (ma
potrebbe servire anche per la proclamazione degli scioperi). La Cisl
è stata sempre contraria all’intrusione della legge. Ma dopo gli
ultimi scandali è molto indebolita. E i suoi stessi iscritti si
chiedono se i loro interessi siano garantiti meglio dalla legge o
dalle regole interne gelosamente custodite.
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