Corriere della Sera 03/08/15
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Niente auto blu, né vesti liturgiche
costose, né tantomeno pranzi e cene nei ristoranti di lusso: nel
Vaticano di papa Francesco ormai è vita low cost. Luciano Ghezzi, da
più di mezzo secolo ha il negozio in via dei Cestari, la strada
degli arredi sacri e della sartoria ecclesiastica: «Vescovi e
cardinali hanno paura che il Papa li sorprenda. La Chiesa si rifà il
look, ora è tempo di saldi e sobrietà anche per gli alti prelati».
«Io conosco bene il vescovo di Santo Domingo, lui in guardaroba ha
delle mitrie pazzesche. Ma mi ha detto che adesso si vergogna e quei
copricapo sontuosi non li indossa più. È chiaro no? Se Francesco va
in giro con una “casuletta” che costa come una camicia, 65-70
euro al massimo, è naturale che tutto, intorno a lui, si fa più
sobrio. Vescovi e cardinali hanno paura che il Papa li sorprenda...».
Luciano Ghezzi da più di mezzo secolo ha il negozio in via dei
Cestari, la strada famosa degli arredi sacri e della sartoria
ecclesiastica accanto al Largo di Torre Argentina. La Chiesa — dice
— si rifà il look e adesso è tempo di saldi anche per loro, gli
alti prelati: una casula bianca, una rossa, una verde e una viola (la
casula è la veste liturgica colorata indossata dal celebrante)
Ghezzi le vende in blocco a 140 euro. L’offerta campeggia in
vetrina: Vaticano low cost.
Niente ristorante
Anche ieri
Bergoglio, all’ Angelus in piazza San Pietro, è stato chiaro:
«Gesù invita ad aprirsi ad una prospettiva che non è soltanto
quella delle preoccupazioni quotidiane del mangiare, del vestire, del
successo, della carriera. Gesù parla di un altro cibo, parla di un
cibo che non è corruttibile, il cibo che rimane per la vita
eterna...». Già, sarà per questo — aggiunge Filippo Di Giacomo,
63 anni, prete-giornalista e fine conoscitore delle storie di Curia —
che sempre meno cardinali si fanno vedere volentieri attovagliati nei
ristoranti dove prima li andavano a fotografare i «paparazzi», tra
Borgo Santo Spirito e via Traspontina. Al mitico «L’Eau Vive» del
Pantheon. Oppure ancora al «Velando» a Borgo Vittorio. Sembra
finito il tempo dei banchetti: «Gli stessi parenti dei religiosi
ormai si guardano bene dal fare loro regali di lusso, perché sanno
che il Papa non li apprezza...», sospira mogia Giovanna Salustri, da
70 anni in via dei Cestari, col suo negozio quasi di fronte a quello
di Ghezzi. Ed ecco allora, da lei, un’infilata di croci, anelli,
corone, reliquiari e ostensori, calici, pissidi e incensieri, una
nuvola d’oro che riempie di luce il negozio ma resta là invenduta.
«Guardi le croci dei cardinali negli astucci, guardi che belle, sono
in argento, tempestate di ametiste e lapislazzuli, costano ognuna dai
200 ai 500 euro, ma non le comprano più perché Francesco non le
vuole e non darebbe mai la sua benedizione a questi oggetti. Lui dice
sempre: i soldi dateli ai poveri...».
Le vesti di terital
«E certo! — conferma Di Giacomo, allievo del cardinale Tarcisio
Bertone alla Pontificia Uni versità Lateranense e compagno di studi
dell’attuale Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin —
Voi lo sapete, no?, che la croce pettorale di papa Francesco è una
croce in argentone che lui pagò 56 euro alla Libreria Ancora di via
della Conciliazione...». Fine del Carnevale, inizio della Quaresima.
«La ricordate la storia — continua don Filippo — di quando
fu eletto e il cerimoniere gli disse: Santità, adesso andiamo dal
sarto. E lui ribattè: No, scusi, adesso andiamo dalla Madonna! E poi
scelse la sua veste talare dal catalogo Serpone di Napoli. E il sarto
di Roma rimase a bocca asciutta. Lui è fatto così, la sua tonaca è
di terital e cotone e vale al massimo 120 euro, mica di seta e mohair
come invece è quella dei cardinali. Che infatti costa molto di più:
dai 600 agli 800 euro. La fascia di Francesco è bianca e di cotone,
il suo prezzo è sì e no 80 euro e non ha nemmeno su inciso lo
stemma araldico. Mica come quella rossa dei cardinali, che costa 10
volte di più!». Al Papa non sfugge niente, dicono a Santa Marta, la
residenza-seminario dove ha scelto di vivere. C’è chi giura di
averlo visto seduto fuori dalla sua stanza, la 201, al secondo piano,
col rosario in mano, alle quattro del pomeriggio. Attento a cogliere
i comportamenti dei «suoi preti».
Salotti e auto blu
Sobrietà, misura, rigore: per i 46 cardinali e gli 80 vescovi
residenti a Roma, fuori e dentro le Mura, dal 13 marzo 2013, la sera
della fumata bianca, la pacchia forse è finita? Macché.
Secondo
Sandra Carraro — moglie di Franco, l’ex presidente di Coni e
Federcalcio, ex sindaco socialista di Roma e oggi senatore di Forza
Italia — una delle regine dei salotti romani «i cardinali
continuano come un tempo a frequentare le case dei nobili, ma sono
cene che non finiscono sui giornali...». Ecco, diciamo allora che
usano solo un po’ più di discrezione, tra Villa Chiara e certe
terrazze di via della Conciliazione, per evitar di finire sul sito
Dagospia come capitava al cardinale Giovanbattista Re ai tempi del
salotto di Maria Angiolillo.
Di certo, però, è finita «la
manfrina delle auto blu», come la chiama Filippo Di Giacomo, quel
minuetto che prima dell’avvento di Francesco iniziava tutte le
mattine alle 7.45, quando almeno 40 macchine uscivano dal garage
pontificio (che ne conta 70) per andare a prendere gli alti prelati
diretti in ufficio: «Ce n’era uno che abitava al terzo piano del
Sant’Uffizio ma aveva l’ufficio al piano terra, eppure pretendeva
lo stesso di trovare una Bmw sotto casa. Bergoglio ovviamente l’ha
cacciato». Le due ammiraglie del parco-auto, una Bmw e una Mercedes,
dei tempi di papa Ratzinger sono tornate in Germania «per
riparazioni». Francesco, come si sa, viaggia in Ford Focus. E oggi i
cardinali vanno a piedi.
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