martedì 4 agosto 2015

Professor Corsini....quanta arroganza..


Riccardo Imberti
4 agosto 2015
L’”involuzione democratica” affermata da Paolo Corsini nell’intervista al Corriere della sera di domenica 2 aprile è prodotta anche dal distacco dei senatori dai problemi del loro collegio elettorale.
Perché i cittadini dovrebbero seguire le idee – molto opinabili – del senatore e non essere ascoltati?
Prima di incassare, con ampio scarto di voti, l’imprimatur del Senato sulla RAI, gli avversari interni del premier sono apparsi “come quei calciatori più bravi nel rilasciare le interviste pre partita che nel farsi valere nelle mischie sottoporta”. Questo il giudizio di Dario Di Vico sul Corriere.
Paolo Corsini e gli altri 18 senatori che sulla Rai “hanno voluto dare un segnale” a Renzi sono usciti dai temi che giustificano il voto di coscienza. Il vero segnale che dovrebbero dare sarebbe quello di restituire al Senato – con ben altri comportamenti – la credibilità che fanno perdere ai cittadini, senza della quale anche la migliore legge elettorale fallisce. Un Senato che si comporta come una “armata brancaleone” dà ragione al “minor male” del decisionismo governativo.
Sulla ben più seria riforma del Senato Paolo Corsini ha contribuito a scrivere un documento, firmato da altri 24 senatori dem. Esiste una versione breve, ma anche nella versione lunga della “narrazione” non è facile cogliere le priorità da condividere per un miglioramento della legge.
La riforma costituzionale avviata è veramente complessa e tocca 41 articoli. Come cittadini avevamo avuto la sensazione che il problema più importante fosse quello dell’elezione diretta dei senatori. L’elezione di consiglieri regionali in un listino ad hoc sarebbe stata una facile mediazione per ritrovare l’unità. Ma non sembra questo l’interesse della minoranza. I problemi delicati riguardano le competenze di confine tra lo Stato e le Regioni. Con la complicazione delle Regioni a statuto speciale. Queste avrebbero potuto essere meglio definite, sostiene il costituzionalista Ugo De Siervo. Ad ascoltarlo a Brescia c’era solo Franco Tolotti, invitato da Corsini a lasciargli il seggio in Parlamento.
Dopo aver fatto per 12 anni il Sindaco di Brescia e dopo tre legislature in Parlamento, il ritorno agli amati studi storici poteva essere anticipato anziché far rimpiangere senatori come Guido Carli o Mino Martinazzoli. 
Esperto di opere di misericordia corporale (Voce del Popolo di Brescia), Paolo Corsini dovrebbe aiutarci a praticare con più facilità l’opera spirituale di sopportare pazientemente le persone moleste.


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