Monica Liliana Pradelli
14 agosto 2015
«Noi siamo contro ogni intervento
armato in Iraq. Anche indiretto. Noi restiamo pacifisti senza se e
senza ma»: questa è la dichiarazione di Manlio Di Stefano,
capogruppo M5S alla commissione Esteri.
“Le foto drammatiche che giungono
dall’Iraq non scalfiscono le granitiche convinzioni dei grillini“,
scrive Francesco Grignetti, giornalista de La Stampa intervistando
l’On. Di Stefano.
Nessun interventismo, né intromissione
negli affari altrui. Vale anche per i sanguinari islamisti del
Califfato. Anzi, «fenomeni radicali come l’Isis sarebbero da
approfondire con calma e rispetto» dice Di Stefano.
Alla domanda di Grignetti “Ma quale
rispetto?” il senatore grillino risponde: «Rispetto delle
cause che sono dietro la situazione attuale. Noi occidentali abbiamo
dato per scontato che la nostra fosse l’unica democrazia possibile.
Affrontare le cause con rispetto significa interrogarsi se non ci
siano altre forme di governo e di democrazia che vanno bene per i
posti dove sono».
Le innumerevoli morti tra i civili, i
genocidi, gli stupri, i bambini morti e le fosse comuni non paiono
scalfire la calma serafica nelle convinzioni dell’On. Di Stefano,
che alla considerazione del dato di fatto che in Iraq ci siano le
condizioni per un interventismo umanitario e che banalmente la gente
laggiù muore afferma: «L’ho capito… ma anche in Palestina
muoiono in questo momento. Hanno fatto qualcosa gli Stati Uniti? Ci
mancherebbe altro che non avessimo a cuore i morti, che siano da una
parte o dall’altra, però vedo sempre un interventismo accanito
quando si parla di alcuni territori e il totale oblio di altri
territori, se non addirittura l’appoggio ad alcune realtà nemiche.
È una situazione incredibile».
Una serie di banalità e frasi fatte?
Il Sen. Di Stefano e il movimento a cui appartiene non sembrano
affatto avere a cuore l’emergenza umanitaria, ma pare invece di
capire che il Pacifismo tanto sbandierato, quello “senza se e senza
ma” per intenderci, sia un modo molto pilatiano di lavarsi le mani
della faccenda, come qualcosa che non ci riguarda e non ci deve
interessare.
La ricetta al terrorismo che viene
proposta sarebbe diversa: nessun interventismo e comprensione
delle ragioni dei terroristi, come se non fossero compiuti genocidi
ma ci fosse uno sciopero ad oltranza del sindacato dei ferrotranvieri
e bastasse un tavolo di confronto, per ragionare con chi mozza teste
e stupra donne e bambine.
«Ci vorrebbe un intervento diplomatico
forte. O anche intervenire con corpi non armati. Interventi
umanitari. Invece abbiamo bombardamenti veri e propri: ma così si
polarizzano ulteriormente le divisioni. Noi andiamo a gettare bombe
contro i terroristi. È vero, sono terroristi. Ma siamo sicuri che
per ogni terrorista morto non ne nascono altri cento? Quella
provocazione del Califfato di arrivare fino a Roma significa questo:
più voi intervenite, più noi reagiremo».
Appellarsi al Pacifismo, un valore
innegabile della Democrazia, per nascondere la volontà di tenersi
fuori dalle questioni spinose di politica estera, lasciar fare
all’Isis ciò che vuole , come se fosse una questione interna del
Medioriente e non un attacco terroristico non solo alla cultura
occidentale, ma ai valori di dignità della vita umana: ecco cosa
propone il M5S.
Sarebbe come rispondere alle bombe del
Califfato coi fiori e intanto lasciare uomini, donne e bambini inermi
al massacro, per poi magari mandare le bare dove seppellirli. Una
grande idea.
Amministrare un Paese dà delle
responsabilità e dovrebbe anche comportare la consapevolezza che
anche il non agire ha conseguenze.
L’inerzia di fronte alla sofferenza
delle popolazioni massacrate non è macchiarsi le mani del loro
sangue insieme al loro carnefice?
Leggendo le dichiarazioni del sen. Di
Stefano, probabilmente no.
Nessun commento:
Posta un commento