Corriere della Sera 13/08/15
Antonio Polito
Le vie che Renzi può seguire sono tre.
La prima è la più pragmatica. Consiste nello strappare un numero
consistente di senatori pd al fronte del dissenso. Ma devono essere
molti. Se Renzi non riesce almeno a dimezzare il gruppo Gotor-Chiti,
gli «aiutini» esterni su cui conta potrebbero non essere
sufficienti. La scissione di Verdini, che è sembrata più concessa
che subita da Berlusconi, può essere un veicolo per nuovi soccorsi
sottobanco, ma entro certi limiti. Pareggiare così 24/26 voti
contrari nel Pd non è possibile. Staccarne 10/12 non è affatto
facile. In più l’operazione si baserebbe troppo sui trasformisti,
base fragile per governare.
La seconda via è quella di uno
scambio politico alla luce del sole. La minoranza pd voterebbe anche
domattina il Senato non elettivo se fosse garantita da una legge
elettorale con il premio alla coalizione invece che alla lista.
Sarebbe la sua assicurazione sulla vita, in caso di scissione. Forza
Italia ne ha a sua volta bisogno per allearsi con Salvini. E ai
centristi, se vogliono davvero andare alle elezioni col Pd, servirà
comunque una lista, non potendo confluirvi. Molti renziani la
considererebbero una resa senza condizioni; ma se Renzi accettasse
pubblicamente di ritoccare l’ Italicum la partita politica
cambierebbe in un istante. Non è escluso che nel prossimo dibattito
in Senato sulla riforma costituzionale spunti qualche ordine del
giorno che chieda al governo di farlo.
La terza via, la più
impervia ma anche la più ambiziosa, sarebbe tornare al punto da cui
è partita la legislatura, e cioè a un patto tra il Pd e Berlusconi.
Non potrebbe essere una riedizione del Nazareno, accordo troppo
oscuro e ambiguo, e comunque fallito con l’elezione di Mattarella,
uomo che non l’avrebbe garantito. Oggi molti ne parlano, sia nel Pd
che in Forza Italia, come di un accordo di coalizione che dia
stabilità al governo; anche se nessuno sa che cosa esattamente sia,
e ognuno aggiunge sempre nuovi ingredienti alla trattativa, come la
giustizia. È perfino riapparso Gianni Letta, con un mezzo mandato a
trattare, di cui ha fatto ampio uso nella vicenda Rai.
Si
tratterebbe in ogni caso di un vero e proprio riallineamento del
sistema politico, perché staccherebbe Berlusconi dalla destra di
Salvini e porterebbe il Pd a una scissione con la sinistra. Forse una
rotta troppo ambiziosa per chi naviga a vista. Ma Renzi è incline
alla mossa del cavallo, e qualcosa dovrà pure tentarla. Non è un
caso se si è tenuto finora nel manico la carta del rimpasto di
governo, atteso da mesi. Non si sa mai.
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